Assistere a un concerto degli Xiu Xiu è una sperimentazione viscerale.
Come per i loro album, un concerto del gruppo statunitense trasmette la classica sensazione di una dipendenza emotiva, interiore, che solamente il termine “viscerale” può esattamente indicare.
Vuoi per i testi e i temi alquanto oscuri, vuoi per la musica densamente sperimentale e votata a generi difficilmente catalogabili se non con la vicinanza alla new wave contaminata da una sorta di punk, forse per l’influenza dei Cure, anche il concerto di ieri al Monk ne ha testimoniato il pensiero di una scrittura musicale indirizzata non tanto alla testa razionale ma a qualcosa di più istintivo.
Jamie Stewart e Angela Seo, affiancati dal percussionista David Kendrick, percorrono la loro ventennale esperienza puntando all’ultimo album dal titolo quasi impronunciabile, 13″ Frank Beltrame Italian Stiletto with Bison Horn Grips, un lavoro che si discosta dagli altri inserendosi in un contesto forse più attuale ma certamente non da meno dei precedenti in termini di originalità e soprattutto rivelandosi evoluto dando al prodotto un risultato eccellente.
Una trasformazione certamente non definitiva, vista l’imprevedibilità della band, che ora porta con se il lavoro svolto tra Los Angeles e Berlino, quindi un lavoro che ovviamente è influenzato dall’aria diversa che si respira in queste due città, ma che siamo certi farà da apripista a un futuro altrettanto mutevole.
Ad aprire il concerto abbiamo ascoltato Kee Avil, pseudonimo dell’artista canadese Vicky Mettler, anche qui sonorità abbastanza oscure completate da una parte elettronica più persistente ma sapientemente miscelata con il suono della chitarra della cantante.
Grazie ancora una volta al locale di via Giuseppe Mirri e grazie al nostro fotografo Giulio Paravani.