Closing Time con quelle atmosfere da piano bar alla Tappeto Volante è un album riflessivo che sostituisce più che degnamente la voce di Tom Waits a quella di Luciano Rispoli.
Un Tom Waits privo del timbro – che lo ha reso famoso – da raucedine ruttante e whiskey, più pulito, melodico e meno personaggio di quanto lo sia nei suoi dischi più quotati.
Un disco di esordio lodevole e ben strutturato, capace di stabilizzarsi su di un livello elevato nonostante il ritmo dell’album sia più vicino a quello di una continua ninna nanna.
Nato negli anni delle esibizioni al Troubadour e registrato ai Sunset Sound Recorders in California – dove precedentemente avevano già registrato Neil Young, Buffalo Springfield, Joni Mitchell e The Doors – “nervoso ma fiducioso nel materiale” è così che appariva il rampante Waits pronto ad affacciarsi nel mercato musicale; ma col produttore Jerry Yester a mano a mano veniva a crearsi una distanza capace di complicare le sessioni.
Entrambi volevano registrare di sera, ma non c’erano slot disponibili perciò i due si ritrovarono in studio tutte le mattine dalle 10 fino alle 17.
Morale? Dopo i dieci giorni di registrazione, 9 canzoni sono pronte, ma non essendo soddisfatti del quantitativo, una seconda sessione viene programmata al United Western Recorders.
L’art fu pensata da Cal Schenkel in base alle parole che lo stesso Tommaso aveva riservato al suo disco (la sua idea di come l’album avrebbe dovuto suonare). Lo scatto è stato eseguito da Ed Caraeff, e se vogliamo riesce nella sua simbologia a rappresentare tutto ciò che Tom Waits ha sempre rappresentato per tutti noi, una foto che ha il valore di un Manifesto programmatico della carriera di Waits.
Un bicchierino di whiskey, una birra, le sigarette ed il posacenere, immaginarlo così al pub ogni sera per poi sfogarsi con lui e cantare qualsiasi cazzata… eh sì, Tom Waits è il perfetto compagno di sbornie quello che c’è sempre al momento giusto, così come Closing Time, un album che ben si adatta a tutti gli umori.
La splendida Martha, coverizzata in Sefronia da Tim Buckley, è la classica canzone che ascolti di venerdì in un pub, con quel pianoforte cigolante che ti fa calare la palpebra mentre sorseggi la stout.
Waits è riuscito a riversare la sua vita in un disco che fondamentalmente non parla di nulla parlando di tutto.
Il Closing Time che indica l ’orario di chiusura, rappresenta quanto detto in precedenza: riesce a cantare di tematiche che vengono affrontate tutte le sere dagli amici al pub, rendendole uniche, raschiando tutta la dietrologia e percependo la poesia insita in ognuno di questi argomenti per la modalità con la quale vengono affrontati.
Per questo Waits avrà sempre la mia stima più incondizionata.