Il grunge, il post grunge, prima dell’Europa dall’America arrivò la lenta, mastodontica rabbia di Seattle.
Era già chiaro per alcuni, i più sensibili e talentuosi, tormentati e disillusi che certe battaglie non sarebbero mai state combattute, e se anche lo fossero state, nessuno avrebbe vinto.
Anime come quella di Chris, tormentato sin dalle calde estati adolescenziali passate a dialogare coi demoni degli altri e costruire i propri.
La quieta potenza delle sue canzoni e della sua voce, espressione di quel passaggio con cui chiuse il grunge ed entrò nel post tutto.
Quell’epoca scarna e cinica dove oggi abitiamo noi tutti, per lui era già troppo tardi per inventare, vestirsi a festa o ballare.
Ha raccontato gli angoli più bui delle nostre delusioni, delle nostre incomunicabilità e sopratutto dell’incapacità di condividere le percezioni più profonde.
Lo ha fatto con un sorriso beffardo, seduto su un muretto della città più grande dello Stato di Washington, con l’aria di chi ti stava aspettando.
Si è cinto il collo dopo aver cantato, a Detroit, nello stesso giorno in cui 37 anni fa lo cinse Ian Curtis scappando da Macclesfield, dalle sue crisi e da tutto ciò che nessuno ha raccontato perché era un duello intimo, personale, che hanno abbandonato entrambi.
Cosa resta?
Testi, racconti, parole, momenti da un palco verso il pubblico, quella gente che ha accettato e superato i propri dissidi grazie alle sue canzoni.
Le ha usate per convogliare la propria rabbia, per oliare gli ingranaggi della propria esistenza che non riusciva a sbrogliare.
Uomini e donne che hanno dato un nome ai loro insuccessi ed ai loro bivi e forse dopo tempo guardandosi indietro si saranno detti ” Grazie Chris“.
Un grazie che oggi viene postato, detto, scritto con le lacrime o con almeno lo stupore di chi non trova risposte, che mai ci sono davanti l’inspiegabile, davanti un addio.
“Chiunque abbia guarito,
ora l’ho reso infermo
E chiunque io abbia cullato,
l’ho lasciato cadere
Sono alla costante ricerca
dell’abbagliante anima che essi tanto nominano
Ma non posso scorgerla nelle tenebre della notte”
Così cantava in “Fell on Black Days”, un Cristo al contrario, inconsapevole, umile o forse solo disilluso.
Non sappiamo cosa abbia innescato il meccanismo, non conosceremo mai i passi, possiamo solo unirci, tutti noi di Casa Suonatori Indipendenti, al cordoglio che da tutto il mondo della musica, addetti ai lavori ma soprattutto fan va alla moglie Vicky famiglia di Cornell.
Buon viaggio Chris, sarai sempre lì a tirarci fuori dallo sconforto senza ignorarlo.