Quinto album in studio per gli Starsailor, che ritorno con un nuovo lavoro a distanza di 8 anni da “All the plans”.
Gli Starsailor si ripresenta in classifica con 11 tracce uscite il 1° settembre via Cooking Vinyl/Edel.
La band di Chorley ricerca in questo nuovo album un impatto emotivo e stellare come lo stesso frontman James Walsh ha dichiarato nelle prime interviste di promozione del disco.
Emozioni ricercate tramite arrangiamenti che non prescindono mai da melodie incentrate sul pianoforte e cori di voci volutamente enfatizzanti le liriche.
Il trend principale è quello della ballata, come “Blood”, “Sunday Best” e la stessa “All this Life”.
Brani incisi sul calco dei più grandi lenti degli Starsailor, melensi e romantici nella malinconica solitudine delle buone sensazioni in un mondo che rintana più che includere.
Il pop rock ballabile di “Take a little time” e “Best of me” riequilibra e da energia alla tracklist.
La voce di Walsh è immutata, tra falsetti e dinamiche nasali rimane un unicum nel panorama internazionale.
Gli Starsailor nelle ritmiche e nei riff di chitarra recuperano in alcuni fraseggi lo stile di The Edge (U2).
Prodotto da Richard McNamara, “All this life” è un trionfo di chitarre acustiche con un latente e persistente metodo di scrittura cantautorale.
Purtroppo per loro, per quanta genuinità e impegno in un suono impeccabile abbiano usato, il risultato è un lavoro da tipica celebrazione di una band ormai a corto di idee.
C’è tanto mestiere e legame con le avventure vissute in giro per il mondo, tra palchi e festival, ma il risultato non dispiace e non esalta.
Tuttavia molte delle loro canzoni sono ormai proprietà del patrimonio storico dell’indie rock, del brit pop e dell’alternative rock.
Ragioni per le quali essere felici della circolazione di materiale di questa fattura, fosse soltanto per l’esempio che possono dare a milioni di ragazzi da strappare al dominio della trap.