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E shoegaze sia… [33] Conferme e graditi ritorni.

E Shoegaze sia ...In Her Eye

Lockdown, ma nessuna voglia di smettere di proporre realtà interessanti, nuove, ricche di talento. Le novità ancora una volta dall’Italia e sono conferme e graditi ritorni.

Sono tornati con qualcosa di fragoroso, monolitico, compatto e che ti lascia le orecchie ronzanti e soddisfatte: i Clustersun piazzano il colpo con Avalanche e non fanno altro che confermae quanto siano ormai la punta di diamante di certo rock alternativo con derivazioni noise shoegaze, ma non solo.

I Clustersun sono devastanti e ti si presentano senza compromesso alcuno. Avalanche (che uscirà il 20 Maggio per doppia label, Little Clouds Records per gli Usa e Icy Cold Records, francese, per l’Europa) ti mette al tappeto con carovane di noise lisergico.

Desert Daze, il primo brano/singolo e poi All Your Pain, sono preghiere notturne in attesa dell’apocalisse, mentre Closer Deeper è acida e incessante.

Basso e batteria sono un muro dove le chitarre sanno cosa fare ripiegando l’ascoltatore su se stesso senza scampo. Juggernaut è un volo sul Millennium Falcon e Avalanche, che dà il titolo all’album, è cosmo silenzioso e avvolgente.

Mario e compagni mescolano, Swans Kyuss, Can e altre mille diavolerie generando un’alchimia perfetta e un album che va onorato comprandolo e omaggiando il trio catanese dal vivo non appena la situazione lo consentirà.

Parallel dei Pinhdar è la seconda uscita del mese e per me è un gradito ritorno dopo il primo album. Max e Cecilia, adiuvati da Howie B alla produzione illuminano (anzi scuriscono) con un prodotto assolutamente di classe.

Non ci sono spiragli in questa notte scura e non c’è spazio per aperture ariose e solari.

I Pinhdar giocano con luci e ombre facendone armatura e linguaggio, facendone sentiero e conforto. Anacreonte è di altra epoca, a tratti sinistra con Cecilia che più che cantare ammonisce e recita. Parallel è ghiaccio e luna, Glass Soul segue la scia e a tratti ingentilisce grazie alla voce. Corri è da film sci fi, tutto fluo e luci abbaglianti e via così per un album che non divide ogni traccia ma che scivola via compatto e univoco.

E la mente va ad echi 80’s e a trame trip hop sempre con venature darkeggianti e inquietanti.

Parallel è per me quanto di più vicino all’angoscia in una notte senza stelle e rendo grazie al talento di Max e Cecilia.

E shoegaze sia… di Dario Torre