“Mechanics”, uscito un anno fa per la celeberrima Bastard Jazz (NY) e distribuito dalla 42 Records, è il primo LP di Jolly Mare.
11 le tracce realizzate da Jolly Mare e che lo compongono, numerose le collaborazioni come quella con Lucia Manca nel singolo “Hotel Riviera” o con QuietDust in “Universe of Geometry”, ed un lavoro che merita di essere approfondito.
“Hun”, primo brano della tracklist, presenta quello a cui si andrà incontro, un mix di funk, beat, anni ’80 italiani e inflessioni free jazz.
Fabrizio Martina è un disc jockey di fama internazionale, con un background da musicista evidente, è uno di quegli uomini che interpreta in maniera autentica la parola dance, la collega ad un movimento e ad un sentire, che nel suo caso è frutto di una spiccata sensibilità ed attenzione al dettaglio.
Il gusto non è qualcosa che si apprende, può essere casuale ed istintivo, ma fa selezione, e ascoltando “Mechanics” si percepisce questa dote.
Non è semplice riuscire ad elaborare musica elettronica con stile, perché è abbastanza comune in qualunque locale da aperitivi sentirne per ore, e non ricordarsene mezza a distanza di 30 secondi dalla fine di un brano.
Jolly Mare riesce, invece, ad usare uno spettro di suoni e generi vario nella derivazione ma circoscritto nell’applicazione, strizza l’occhio all’ R’n’B e stringe la mano al basso distorto del più atroce hard rock, la durata dei brani è cartina al tornasole di un’attenzione nella struttura dei brani rara da trovare in un turntablist.
Fabrizio, però, è anche l’ennesimo caso di artista contemporaneo che ha meritato attenzioni e spazio prima fuori dall’Italia e solo dopo è stato reclamato.
Una disattenzione che sta diventando un fastidioso cliché: mentre i produttori nostrani istituiscono premi ad hoc da far vincere ai propri cavalli, e tanto, molto, si gioca tra reciproci scambi di favori, altrove la BBC fa il suo lavoro.
Sia ben chiaro, non siamo del partito della terra promessa in suolo straniero, molto più semplicemente vorremmo che si mantenesse un livello minimo di ambizione e sfida nella ricerca dei migliori artisti, che purtroppo non sembra interessare più ad alcuno.
In questa storia c’è la scelta tutt’altro che esterofila di Martina, ne sono un esempio i re-edit di Celentano, Vasco, Dalla, un recupero degli ultimi interpreti spariglia carte italiani, c’è il messaggio che quelli che dovrebbero scovare i prossimi innovatori se li stanno deliberatamente perdendo, c’è sopratutto un ripensare all’originalità sonora in chiave personale e non di massa.
Che poi il messaggio arrivi da un dj, non è peregrino: è abituato ad usare l’orecchio.