La musica per fortuna non ci lascia mai soli, soprattutto in questi giorni in cui gli affamati dei live vengono sfamati a suon di dirette attraverso il web, certo vengono a mancare le componenti rituali: la fila per prendere da bere, l’addentrarsi nella folla proteggendo come un Sacro Graal il bicchiere pazientemente conquistato, i sorrisi di chi ti agevola il passaggio e l’opposizione di chi sotto al palco non è disposto a concedere un centimetro, ma sarà il primo con il quale esulterai appena si spegneranno le luci e la band o l’artista saliranno sul palco.
Per tutto questo ora ci vuole pazienza, o immaginazione e cosa migliore di un libro per condurci altrove? E così rispolveriamo il libro degli Zen Circus uscito a settembre 2019, scritto dalla band insieme all’autore Marco Amerighi e pubbicato da Mondadori.
Il titolo scelto è più che mai perfetto, soprattutto in questi giorni di autocertificazione 1,2,3… di sceriffi dai balconi, di chi alla faccia dello stiamo uniti inneggia ancora all’affondo dei barconi, quindi: “Andate tutti affanculo“!
Titolo che imperversa da circa dieci anni e battezza il primo disco in italiano degli Zen Circus e che ora dà il nome anche al primo romanzo a firma Appino, Ufo e Karim.
Un romanzo anti-biografico come lo definiscono gli autori stessi, che racconta la vita degli Zen Circus prima che il panorama italiano li conoscesse.
Fantasia e realtà si fondono tra “ma sarà andato davvero così questo incontro?” e il riconoscersi nei pensieri di chi la morte di Cobain, di Falcone e Borsellino, i fatti del G8 li ha vissuti ( anche se solo in diretta tv) e non solo letti.
Si parte da Pisa, anno 1988, e si “corre” veloce per dieci anni, tra evoluzioni ed involuzioni, tra centri sociale in fiamme, lavori che spaccano le mani e distraggono, vecchie e nuove influenze musicali filtrate dall’anima Zen, quella che conta e racconta.
Andate tutti affanculo è un romanzo di formazione che concede ai fans più attenti la possibilità di una parafrasi narrativa dei testi delle canzoni che ben conoscono.
Interessante la dialettica degli eventi precedenti alla poetica musicale, accompagnata da una stesura leggera, discorsiva, con i piedi sulla terra della realtà e lo sguardo verso possibilità che sembrano irrealizzabili, ma poco importa, l’importante è continuare a suonare.