Sono trascorsi tre anni dall’ultimo lavoro dei Taxiwars, era infatti il 2016 quando usciva “Fever”, ed è notevole lo studio, lo sviluppo e l’evoluzione di questa band.
Il loro nuovo album è uscito il 6 Settembre per Sdban Ultra, etichetta discografica indipendente con sede a Gand, in Belgio, che vanta artisti di un certo rilievo.
La collaborazione tra il frontman dei dEUS Tom Barman, il sassofonista Robin Verheyen, il bassista Nicolas Thys e il batterista Antoine Pierre è davvero intensa.
Il loro modo di suonare insieme rende questo jazz pieno di poesia quasi un rock and roll.
Ad anticipare l’album era uscito il singolo Drop shot, attraverso il quale si era già percepita la ventata d’aria fresca portata dalla band. Pezzi morbidi, note jazz, liricismo e poesia. Una voce morbida in Irritated love guida l’ascoltatore, un disco così ben suonato che anche le orecchie hanno mani per applaudire.
La band ha portato la sua musica al livello successivo aggiungendo profondità alle loro composizioni, chiarezza sui ritmi ed efficienza al loro suono complessivo.
Artificial Horizon è un disco ricco di suoni e sperimentazioni, diversi stili si uniscono e sovrappongono. Alcuni brani sono precisi e puntuali, pieni di groove, altri hanno forti vibrazioni e sprigionano pura energia, come in Sharp practice.
La title track Artificial Horizon riesce ad essere seducente e insistente: è proprio questo stile che distingue la band dalla lussuosa scena jazz, tutto grazie alle linee incisive e melodiche di Verheyen e ai testi ossessionanti di Barman.
Volevo che TaxiWars fosse acuto, puntuale, punk e trash, proprio come la band Morphine. I lunghi assoli non potevano andare
così ha affermato lo stesso Barman.
Quello dei TaxiWars è anche un notevole tentativo di avvicinare generazioni più giovani alla scena jazz, un jazz contemporaneo, melodico, per certi versi quasi pop.