Uscito lo scorso 23 gennaio, Sintetico a priori è il secondo album degli USB, distribuito da RisingTime Label.
Band calabrese, paradigma musicale di rappresentanza e rappresentatività, l’Unione Suonatori di Base rappresenta un modello di oikos aristotelico di rara autenticità.
È imprescindibile analizzare su due piani il lavoro della combriccola di Fabio Bernardi: quello concettuale e quello tecnico.
L’idea degli USB è quella di sopravvivere con mezzi di fortuna, che è anche il titolo del loro primo album, mostrando una realtà alternativa e se possibile migliore a quella mainstream.
Si potrebbe parlare di una dimensione alternativa o indie, ma qui saremmo in ogni caso all’interno di confini categorici moderni o comunque di matrice commerciale.
Gli USB non hanno fine diverso dal racconto e dalla nuda condivisione.
Raccolgono nel loro patchanka “strascinato” elevato a genere (strascix) qualunque umore, pensiero e suono venga a tiro, chiedendo in cambio soltanto di poter tenere con sé l’arricchimento personale di quell’incontro.
Si rimane attoniti davanti la totale destrutturazione di quei meccanismi che l’industria musicale applica, che sia la Universal di Mahmood o la Lumaca Dischi dei Nimby.
È in questa continua alba di libera curiosità ed intensa considerazione che gli USB siedono e raccontano dei dimenticati, delle resistenze di ultraperiferia, quella di paesi al confine tra l’Europa, l’Africa e l’Oriente, sdraiati su memorie elleniche.
Il metabolismo di questo processo creativo è naturalmente lungo, infatti il disco è stato realizzato tra il 2017 e il 2018 negli studi della band Statale 107 bis a Santa Severina, nella provincia Crotonese, nell’oratorio parrocchiale della città sotto la guida di Gustavo Tigano.
Un lavoro incredibilmente ben prodotto per gli standard italiani di garage recording o forse sarebbe meglio dire sacresty recording, dove risuonano forte le influenze degli CCCP, più in particolare di Gianni Maroccolo, e di Franco Battiato.
Il registro lirico passa dal formale al dialettale senza scossoni, con una sua fluidità a dimostrazione della natura spontanea dei versi.
Dimostrazione ne è FRATI E SUARU, brano dall’anima sudista che denuncia l’emarginazione:” ari povareddri nessuno ce pienza, mi fa male la testa in questo mondo, s’è alzato il vento” cantano con un’allegoria mediterranea.
Nell’album si passa da TRAUMA, che rappresenta la HIT del disco e primo singolo rilasciato, espressione di una chiara vena rock unita alla new wave ed alla classic reggae claim, ad AGAINST, un’invocazione per la libertà da tutte le nazioni, contro il capitalismo, in una filastrocca fanciullesca circondata dal suono della viola di Giuseppe Scola.
UN’ESTATE ci richiama la serena vena compositiva del miglior Lucio Battisti, mentre GENTE spalanca la memoria degli anni ’90 con un denso uso della reggealettronica.
Una pioggia di avverbi che anima il racconto di persone fagocitate dal lavoro ma che “continua a danzare, che sa sognare, si difende, sa reagire e continua a cantare”.
Punto debole del disco RICORDI, fin troppo vicina al Maestro catanese in Impressioni di Settembre, meraviglioso mash up invece PERCUSSIVA TRIBUNA POLITICA tra percussioni ed audio estratti di Enrico Berlinguer dalle abbandonate trasmissioni elettorali degli anni 70 contro lo sfruttamento del lavoro.
POSA ROCCIOSA rappresenta la responsabilità degli USB, pronti a raccogliere l’eredità di cantori come Eugenio Bennato, rappresentando il brano linguisticamente più articolato, che si snoda in una vera sfida a cantilena.
Sintetico a Priori è un disco per chi ha voglia di fermarsi, di affondare le mani nella terra per trovare il senso delle ore o, semplicemente, delle risposte ma, soprattutto, brindare e ballare, celebrando la vita.
di Francesco Fauci