Lo avevo intervistato ad aprile 2019, per parlare di “Forma Mentis”, un album a metà fra musica psichedelica e chitarrone anni ’90. Oggi Umberto Maria Giardini torna come Moltheni con “Senza Eredità” per La Tempesta Dischi.
Sono passati undici anni dall’ultimo lavoro di Moltheni: era il periodo di Ingrediente Novus, e l’artista festeggiava i dieci anni di carriera con un album denso (19 tracce) accompagnato da vari contenuti video, fra cui due live e un cortometraggio.
Poi l’evoluzione: Pineda e poi semplicemente Umberto Maria Giardini, a tracciare un percorso di consapevolezza dell’artista, che sembra sempre più aver raggiunto quella magnifica condizione in cui si suona perché lo si vuole, per il gusto di farlo, per dare voce alla musica stessa.
Ora gli anni di carriera sono oltre venti e Moltheni torna con un disco caldo, essenziale nella sua forma: uno stile che riconosceremmo ovunque, immagini disegnate nei suoni, testi struggenti e un equilibrio perfetto.
Senza Eredità, registrato tra gennaio e febbraio 2020, prima che il mondo letteralmente cambiasse, presso il Vacuum Studio da Bruno Germano e il Morphing Studio da Cristiano Santini,è composto da 11 piacevolissime tracce.
Tornano gli anni ’90, tornano ancora una volta le chitarre e un sound autentico, marchio di fabbrica di quel genere alternative rock che ha segnato una delle stagioni più fortunate della musica italiana, regalando successi senza tempo e generazione.
Senza Eredità è un album che non scende a compromessi con le mode del momento, né strizza l’occhio alle playlist di Spotify. Musica in purezza, ricordi di esperienze passate e slancio al futuro. Un lavoro godibilissimo, emozionante dalla prima all’ultima nota.
I nostalgici hanno certamente trovato un approdo sicuro per celebrare la fine di un anno complesso, facendosi cullare dall’essenza di qualcosa che sembra essere sempre stato qui.
Sono stati troppi gli undici anni senza Moltheni, forse il progetto più puro e viscerale di Umberto Maria Giardini. Ma ora ci siamo, siamo arrivati all’ultimo capitolo di una delle avventure più importanti della scena indie italiana. Ed è (ancora) tutto molto bello.
© foto: Avida Dollars (nsfilmphoto)