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|Review| La Ragazza dello Sputnik e le mille atmosfere di Kiku

Oggi 26 gennaio per Murato Records esce “Kiku”, de La Ragazza dello Sputnik.

La Ragazza dello Sputnik è Valentina Zanoni, promessa indie pop di Verona, che nel 2020 ci ha regalato tre interessantissimi singoli in anticipazione a questo album.

Kiku è un album molto vario: sette brani dalle influenze variegate ma accomunati da una forte impronta pop ci guidano in un percorso di rinascita dal dolore e di rivalsa. Proprio il titolo del lavoro, Kiku, significa “crisantemo” in giapponese: un fiore che pur essendo simbolo di morte in Occidente, simboleggia la rinascita in Oriente.

Quale concetto migliore per inaugurare un 2021 di musica?

Le canzoni che compongono l’album, registrato e mixato presso Osteria Futurista, sono parte di un unico racconto umano, fatto di storie e sentimenti raccontati in modo molto vivido da La Ragazza dello Sputnik in testi mai banali, ma anzi ricercati ed eleganti, quanto la musica ad accompagnarli.

Le scelte stilistiche fanno di Kiku un album di esordio dalla sconcertante maturità, segnale di un’identità molto forte per La Ragazza dello Sputnik, probabile frutto di anni di scrittura e composizione.

Si inizia con In riva al male, curioso gioco di parole nonché terzo singolo pubblicato nel novembre 2020: una riflessione sulle relazioni tossiche su ritmi dance e atmosfere retrò.

Poi è il momento di Psicofarmaci, delicatissima canzone, a tratti sognante ma allo stesso tempo durissima nel testo:

L’unico modo che ho per dirti
Quanto ti odio
È arrivare a fondo
Senza vendetta e con la paura
Che tengo stretta è la polvere nera
Ossitocina e scintille affilate

Passando a Mancanze, troviamo atmosfere synth e inequivocabilmente pop a coronare un brano molto introspettivo, una riflessione sui propri limiti, sui difetti e sulle paure, ma allo stesso tempo sulla voglia di continuare ad essere genuina e a lottare.

Mantide invece rompe il flow con un ritmo battente, insistente, quasi ipnotico. Un bell’intermezzo prima di Origami, singolo di debutto, dove ritroviamo le atmosfere sintetiche e pop ad accompagnare la narrazione dell’esperienza dell’insonnia, in uno stile che molto ricorda quello di band come Lo Straniero.

27 è una storia dolorosa di rapporto malato con il proprio corpo e la propria immagine. Un testo profondo e estremamente attuale. Kiku si chiude poi con Technicolor: un brano accattivante, quasi k-pop, ma ancora una volta accompagnato da un testo duro, caratteristica che rende questo lavoro particolare e decisamente originale.

Nel letto del fiume
Raccolgo le pietre
Che ti lancio
Volevo solo legarti addosso la mia invidia aromatica

Tra dance, techno, atmosfere sintetiche e pop sfrenato, La Ragazza dello Sputnik ci stupisce davvero e promette sorprese.

di Veronica Boggini