I Dharma 108 arrivano direttamente da Verona e la loro potenza musicale è di certo dirompente e coinvolgente.
Insomma, una piccola speranza sul ritorno delle chitarre e sul ritorno di un certo tipo di rock italiano che probabilmente manca da troppo tempo.
Il disco in questione s’intitola L’alba sul mio nome e rappresenta uno dei titoli di album più intriganti degli ultimi mesi.
Il sound è roccioso, spigoloso, non lascia spazio a molte interpretazioni.
Si parla di rock e di chitarroni, ma anche di voci ben assestate e pulite quando serve, grezze e sdolcinate a tratti ma senza mai sbavature o nefandezze musicali.
Ciò che si ascolta potrebbe anche convertire l’ascoltatore più lontano e miscredente per poterlo indirizzare di nuovo verso la nuova ed eterna via del rock!
Ogni brano ha una storia e sé e scegliere quale potrebbe essere il migliore o il peggiore è davvero difficile, ma individuare in due brani le due facce dei Dharma 108 potrebbe essere utile per un ascolto più intenso e partecipativo.
Parliamo di Origine ed Incantesimo, due brani che vale la pena ascoltare forse più di ogni altro brano del disco, ma che vi indichiamo come due piccole stelle incastonate in un’alba molto interessante.
In sostanza, i Dharma 108 portano avanti la battaglia contro un certo tipo di musica plastificata e piena di luoghi comuni che prima o poi, si spera, passerà di moda per far tornare in auge un certo tipo di musica sicuramente più sentito, più sudato e più de core.
Ciò che ci limitiamo a dirvi è di ascoltare il disco senza pregiudizi e lasciarvi conquistare dalle distorsioni, almeno per una volta.