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E shoegaze sia… [11] Be Forest e Cosmetic, il 2019 prende una buona piega

Un pò di cose dal suolo italico degne di nota e che devo assolutamente segnalare dopo tanta di quella roba straniera, a parte certo, la parentesi del Flux a Bologna nello scorso mese.

Parliamo di due bands (Be Forest e Cosmetic) in stretta connessione territoriale e non solo che ci allieteranno in questo inizio dell’anno con i loro nuovi lavori e le cose, lasciatemelo dire, volgono al meglio.

Terza prova e percorso ancora più netto e definito per i I Be Forest che passano, dopo il dream pop e l’etno tribale nu gaze dei primi due album, ad atmosfere cupe, sospese, meno scintillanti, ma più uniformi e caratterizzate.

Nulla è messo a caso e, per quanto possiamo ignorarlo o negarlo in buona fede, su tutto l’labum (trenta minuti appena) aleggia, enorme, lo spirito sacro di Pornography e Disintegration.

Ora, non è un fatto negativo, anzi, tutt’altro.
Il trio ha messo a fuoco un momento, uno stato d’animo che già dalla copertina è più che chiaro ed è ovvio e quanto mai naturale che i numi tutelari scendano a dare ispirazione.

Atto I, Empty space e Gemini, il singolo, la dicono tutta sull’umore. Ritmiche sempre ossessive, chitarre dilatate e sinistre e voce affogata in un mare di riverbero, sussurrata e preda di ombre che ti avvolgono senza più lasciarti.

Sigfrido recupera un pò delle vecchie atmosfere precedenti, giusto un pizzico, tanto è vero che poi dopo Atto II subito ci riporta sulla nuova via.

A dirla tutta, non sarebbe nemmeno giusto analizzare ogni singola composizione, anzi, andrebbe visto tutto l’album, come una suite unica, un mood totale che non ha pause e che deve essere assaporato tutto intero in penombra.

Knocturne è un disco assoluto, una pietra nera e isolata nel panorama musicale italiano e non.

Isolata perchè così vuole essere e così deve essere intesa dagli ascoltatori.

 

I Cosmetic, stretti parenti dei Be Forest, stanno per uscire con un nuovo album e intanto ci propongono il primo singolo, Inetti n.1.

La band di Pesaro lavora di umore; chitarre dream e testi in italiano sempre molto orecchiabili.

Il pezzo parte marziale poi diventa pop nel più consueto stile dei Cosmetic, ma ci offre trame di puro gaze nei bridge e nel ritornello. Piacevole antipasto. Curioso di ascoltare Plastergaze, il nuovo disco.

 

di Dario Torre