Canzoni come quelle di Giorgio Poi diventano amiche nostre, perché ci guardano dentro e ci dicono che non siamo soli.
La voce e la penna di Giorgio Poi rientrano tra le poche cose che potrebbero non stufarci mai.
Il mio primo incontro con la sua musica è stato con Niente di strano e, subito dopo averla ascoltata, ho capito che sarebbe rientrata di diritto, e immediatamente, tra quei pochi brani in grado di entrarti dentro, di guardare quello che c’è, e descriverlo a tutti. Poco dopo, è stata una corsa verso l’ascolto delle sue canzoni, e la mia sensazione venne confermata ulteriormente con L’Abbronzatura e Acqua minerale.
Ciò che mi ha conquistata di Giorgio Poi, e ciò che probabilmente ha conquistato molti dei suoi fan, è la sua voce fuori dal tempo (la prima volta in cui l’ho sentita ricordo di aver pensato ad alcune voci di artisti degli anni ’70) e la sua malinconia che sembra essergli innata.
Per rendere meglio il concetto, se dovessi associare una stagione dell’anno alla sua musica, non ci penserei due volte e sceglierei l’autunno, e se dovessi pensare ad un umore, sarebbe senz’altro quello della nostalgia e della tristezza, ma una tristezza buona.
Nei brani di Giorgio Poi ci sono alcuni elementi tematici che ritornano con regolarità: la malinconia e la tristezza, di cui abbiamo già parlato; un senso di disadattamento, la necessità della solitudine e atmosfere crepuscolari. Vinavil, ad esempio, contiene tutti questi elementi ma anche qualcosa di più: è bello vederci dentro una manifestazione di poetica; un brano che descrive la sua musica e ci descrive.
Non dirmi che anche tu / D’estate un po’ ti senti giù / Abbiamo il cuore strano di cera e di Vinavil / Che ti si scioglie in mano/ (…)
Per noi che non dormiamo bene / Per me che non imparo mai / Per te che non ti sai spiegare / Quando ti chiedo come stai
Tutti questi elementi tornano anche nel suo ultimo singolo, Giorni felici, nato in sinergia con la graphic novel di Zuzu, che porta lo stesso titolo del brano, ed è anch’esso in uscita negli stessi giorni del singolo. I due artisti hanno tratto ispirazione a vicenda, ognuno si è calato nell’arte dell’altro, per la realizzazione di queste opere, e il 29 ottobre hanno presentato il libro insieme presso il Lucca Comics. Porta la firma di Zuzu anche la copertina del singolo.
Giorni Felici si presenta come una dedica d’amore, tenera e malinconica: all’altra persona viene fatta un’unica richiesta, forse la più banale, ma che proprio dentro la sua semplicità nasconde una potenza ed una raffinatezza incredibili.
“Ma dedicami un’ora dei tuoi giorni felici / Di quеlli che si contano / Di quelli in cui sorridi / Senza nascondеrti / Armata fino ai denti per difenderti.”
La richiesta di far parte, anche solo per un’ora, di un ricordo felice, rivela un altro lato dell’artista: un romanticismo quasi nascosto, tra le righe di versi che ad una lettura superficiale sembrerebbero essere solo intrisi di tristezza.
Nel brano ritorna anche il tema della separazione e della partenza, anch’essi già indagati all’interno dei suoi pezzi: l’artista ha vissuto per un periodo della sua vita all’estero, e di questa esperienza parla, in particolare, in La Musica Italiana (ft. Calcutta).
Insomma, i brani di Giorgio Poi ci guardano in faccia e ci parlano senza filtri.
Potrebbero essere gli amici migliori che potremmo avere, perché ci dicono che va bene sentirsi così, tristi e svogliati, quando tutti ci vorrebbero invece pieni di voglia di fare e andare. Noi non possiamo che ringraziarlo per questo.
(“Ma tu sei pazzo Napoleone / Se vuoi andare dormire / Quando la notte ti chiama per nome / Per portarti a ballare, portarti a ballare / C’è chi la vita la prende a morsi / E chi la lascia squagliare/ Chi se la beve a piccoli sorsi / E chi non può aspettare / Non può aspettare, no.”).
Futura 1993 è il primo network creativo gestito da una redazione indipendente. Cerca i nostri contenuti sui magazine partner e seguici su Instagram e Facebook!