Andreotti, artista misterioso che utilizza come maschera proprio il volto dell’omonimo personaggio politico, esce l’11 maggio con il suo album d’esordio, “1972”: canzoni provocatorie unite ad un’atmosfera rétro, accompagnate da uno sguardo sul mondo tutt’altro che canonico e scontato.
Ciao! Innanzitutto, come mai la scelta dell’anonimato e della figura di Andreotti come maschera?
La scelta dell’anonimato è dovuta ad un fatto caratteriale, essendo una persona piuttosto introversa e un po’ spaventata dall’uscire allo scoperto in veste cantautoriale, dove si è da soli a “metterci la faccia”, senza la copertura di una band.
Ho scelto Andreotti perché sin dall’adolescenza sono stato un po’ ossessionato dalla sua figura.
L’ho sempre visto in modo tutt’altro che positivo, anzi, mi provoca ribrezzo per il personaggio che è stato e per la sua azione politica, quindi è stato un modo per esorcizzare un po’ quella sorta di paura verso di lui.
“1972”, il nome del tuo album, è una data simbolo per la figura di Andreotti: che significato gli attribuisci in relazione al tuo lavoro?
In realtà non ha un significato ben preciso, ma essendo stato l’anno del primo governo Andreotti, si tratta di una scelta guidata dalla situazione: è infatti il primo album, ovvero il debutto nel mercato discografico indipendente, mentre per Andreotti fu l’anno del lancio al governo, quindi è un titolo anche un po’ provocatorio, pur non avendo un’effettiva connessione con i brani che ci sono all’interno.
Oltre ad un certo nichilismo di fondo, nelle tue canzoni il lato che emerge maggiormente è proprio quello della provocazione: c’è un obiettivo specifico verso cui è indirizzata oppure è stato più uno sfogo personale?
In realtà non c’è un solo obiettivo, ogni pezzo ha diverse persone di riferimento, molto spesso sono donne con le quali ho avuto delle storie.
Non era nelle mie intenzioni fare un disco che parlasse solamente d’amore, non è il mio stile.
In passato ho scritto di rock, quindi è stato un po’ uno scrivere d’amore per essere cantautore ma con la vena provocatoria che comunque fa parte della mia scrittura dei testi musicali.
Le immagini specifiche, molto dettagliate, che troviamo nei tuoi testi, appartengono alla tua quotidianità o ti hanno ispirato anche dei fattori esterni?
Non si può considerare esattamente la mia quotidianità, ma comunque sono ispirate ad alcuni fatti che mi sono accaduti; i testi, pur non rispecchiando sempre in maniera precisa quello che ho vissuto, contengono molto della mia esperienza personale.
Personalmente ho trovato molto interessante il contrasto che c’è tra i testi, molto forti, e l’atmosfera rétro della parte strumentale: è stata una separazione nata di getto o sei stato ispirato dai tuoi ascolti?
Come ascolti sono molto vicino alla scena anni ’70: quelli che consumo quotidianamente sono Beatles e Battisti, ma anche molti altri sempre appartenenti a quel periodo come Doobie Brothers, oltre che gruppi più rock come King Crimson e Led Zeppelin. La scelta è stata portata anche da questo: volevo che le canzoni avessero comunque un suono non lontano da quelli che sono i miei ascolti, ma che allo stesso tempo non fossero propriamente rock perché non era il genere di progetto che volevo sviluppare.
Il tuo in generale è un progetto molto particolare, considerando anche il personaggio che hai scelto e che non passa inosservato: come lo vedi nella scena musicale? Come vedi la scena musicale italiana in questo momento?
Il progetto sta andando bene, essendo comunque all’inizio. La mia idea è di continuare a scrivere e pubblicare altro, per crescere piano piano, perché il segreto sta nel procedere lentamente senza volere tutto e subito.
La scena attuale italiana non è tutta da buttare ovviamente, ma non è neanche tutto da salvare: sento molte cose che mi sembrano quasi costruite a tavolino, mentre molta altra musica mi sta invece piacendo.
Uno degli artisti che è stato anche complice della scelta di uscire come cantautore è stato Giorgio Poi con i suoi dischi, Fa niente e Smog; credo sia un artista molto valido, come anche Colombre o Andrea Laszlo de Simone. Non è un periodo negativo per la musica nonostante spesso venga additato così, ce ne renderemo conto tra qualche anno.
Uscirà qualche altro video delle canzoni?
Il primo brano uscito ha un video, perché siamo riusciti a farlo prima che tutto fosse bloccato dal decreto, motivo per cui anche volendo realizzarne uno per il secondo singolo è stato impossibile. Prossimamente, anche se non per i brani di questo disco, credo certamente di uscire con dei nuovi video.
di Lucrezia Lauteri