Rieccoci puntuali, insieme a Giulia, a raccontarvi il nostro anno in musica.
Un appuntamento ormai consueto sulle pagine del nostro Magazine che dà spazio alle nostre scelte musicali dell’anno, a partire dalle quali nasce la playlist che trovate qui in fondo.
Abbiamo scelto 20 dischi a testa, più due bonus track di uscite che, per un motivo o per un altro, non rientrano nelle 20 selezionate.
E anche quest’anno le scelte di entrambe presentano dei dischi in comune, dei quali vi proponiamo un doppio ascolto: Skinty Fia degli irlandesi Fontaines DC, Cool It Down dei newyorkesi Yeah Yeah Yeahs e Fragments del musicista e producer di Brighton Bonobo.
Per la mia top 20 (Loredana, ndr) partirei dalla fine, dal ventesimo posto, ossia dal nuovo disco degli Editors, le cui sonorità così barocche hanno finito per conquistarmi. E conquistare svariati chilometri macinati in auto anche in questo 2022.
Ma in realtà la mia classifica, come spesso accade in questi casi, non è esattamente una classifica, fatta eccezione per le prime tre posizioni.
Lì, in effetti, c’è la summa di un anno intero, scandito, prima di tutto, dal ritmo di tre dischi: Skinty Fia dei Fontaines DC, visti a Bologna lo scorso giugno (di nuovo addosso alle transenne dopo molti anni) in un live la cui capacità di coinvolgimento è stata davvero unica.
Alpha Zulu dei Phoenix, la conferma di una freschezza e di un’eleganza davvero esemplari, che mantiene la band francese sul podio del synth-pop più cool. Un grande ritorno, a mio parere, quello dei Phoenix, la cui eleganza e leggerezza continua a primeggiare indiscussa nel mio cuore.
E in questo mio personale podio c’è anche More D4ta dei Moderat, l’ennesima conferma di quanto Sascha Ring sia un mostro di bravura, con quella sua capacità di mischiare ricerca elettronica, krautrock e ritmi techno sempre più accattivanti. Quarta fatica di questo suo progetto, il disco porta un titolo che è in realtà l’anagramma di Moderat 4, dal momento che si tratta del loro quarto album in studio.
Nel complesso, il mio 2022 penso comunque sia stato un anno speso alla ricerca della leggerezza e di una maggiore attenzione verso la musica elettronica. Forse per questo diversi album realizzati da nomi di punta del mio gusto personale, italiani soprattutto, non si trovano in questa classifica. Abbondano invece, appunto, l’elettronica e l’elettro-pop.
Ed è stato un anno di altre gradite, numerose e quasi scontate, conferme: Zola Blood, Foals, The Softh Moon, Bonobo, Death Cab For Cutie, Viagra Boys, Gazebo Penguins e Metronomy. Ma anche di bellissime personali scoperte: gli italiani Inude e Caterina Barbieri conosciuti in realtà, soprattutto la seconda, più all’estero che in Italia, i berlinesi Lea Porcelain, i californiani Deserta, il duo losangelino Ruby Haunt, i londinesi PVA e i belgi The Haunted Youth. A questi ultimi due va, ex-aequo, il mio premio come miglior disco d’esordio dell’anno.
E di grande ritorno parlerei anche nel caso degli Yeah Yeah Yeahs che tornano a distanza di una decina d’anni con uno dei dischi che, insieme a Giulia, ci ha trovate assolutamente d’accordo.
Le mie bonus track sono: uno dei numerosi nuovi singoli dell’EP Permanent.Radiant di ††† (Crosses). Il progetto del frontman dei Deftones, Chino Moreno, che nasce nel 2010 e da allora, ciclicamente, torna per sondare i meandri di un rock che va sempre più a braccetto con l’elettronica. E poi l’altra mia bonus track è Three, uno dei nuovi singoli dei Bdrmm, quintetto inglese a metà strada tra il dream-pop, lo shoegaze e influenze anni ‘80 chiaramente dark-wave, dei quali speriamo di avere presto il secondo disco.
Qui di seguito trovate le mie scelte e poi passo la parola a Giulia, augurandovi come al solito buon anno e buona musica!
- “Skinty Fia” – Fontaines DC
- “Alpha Zulu” – Phoenix
- “More D4ta” – Moderat
- “Choirs for Heaven Remixes” – Lea Porcelain
- “Black Blossom” – Zola Blood
- “Every Moment, Everything You Need” – Deserta
- “Life is Yours” – Foals
- “Dawn of the Freak” – The Haunted Youth
- “Exister” – The Soft Moon
- “Quanto” – Gazebo Penguins
- “Small world” – Metronomy
- “Blush” – PVA
- “Primavera” – Inude
- “Cool It Down” – Yeah Yeah Yeahs
- “Asphalt Meadows” – Death Cab For Cutie
- “Cave World” – Viagra Boys
- “Fragments” – Bonobo
- “Spirit Exit” – Caterina Barbieri
- “Cures for Opposites” – Ruby Haunt
- “EBM” – Editors
BONUS TRACK: “Vivien” – ††† (Crosses), “Three” – Bdrmm
Il 2022 è stato l’anno in cui siamo tornati lentamente alla vita dei concerti dopo qualche anno di intermittenza e sofferenza.
(Giulia, ndr) Dal punto di vista discografico, probabilmente nessun album si è elevato al migliore in assoluto dell’anno con grande stacco rispetto agli altri, ma abbiamo comunque potuto godere di alcuni gioiellini musicali.
Tra i tanti ritorni sicuramente il primo da menzionare è quello di Volevo magia dei Verdena, semplice, se così si può definire, ma come sempre di impatto e fuori di testa.
Dopo sette anni le alte aspettative non sono state deluse dalle chitarre corpose, dai loop e dai testi che come sempre lasciano il campo libero all’interpretazione dell’ascoltatore.
Dal quasi hardcore di Volevo Magia alla malinconia tagliente di X sempre assente, passando ad un live da paura, i Verdena si confermano quel gruppo che innova continuamente e durante la sua assenza ci fa aumentare la brama di volere sempre di più.
Altra conferma è stata quella dei Nu Genea con il loro Bar Mediterraneo, dal suono caldo e divertente, napoletano e allo stesso tempo cosmopolita. Tienaté è una delle canzoni dell’anno e Fabiana Martone ci delizia di una delle sue più belle interpretazioni.
Di doverosa menzione Vesuvio e Marechià con Célia Kameni, che ci hanno fatto ballare tutta l’estate e oltre.
Parlando di novità “nostrane”, c’è quella di Manuel Agnelli col suo intenso album da solista “Ama il prossimo tuo come te stesso”, l’intima dolcezza di “I started a garden” di Sara Ammendolia, in arte Her Skin, e l’esplosivo noise dal contrasto luce/buio di Chiara e Nicola, i Kick, con il loro secondo album “Light Figures”.
Sul versante indie rock internazionale abbiamo goduto di dischi e novità entusiasmanti come quello dei King Hannah con I’m Not Sorry, I Was Just Being Me, il duo Hannah Merrick e Craig Whittle che ci ha riportato a sonorità familiari ma a loro modo moderne.
Poi la conferma dei Dry Cleaning con Stumpwork, i Sorry con Anywhere But Here ed il debutto dei Jockstrap, con l’eterogeneo I Love You Jennifer B per Rough Trade.
Una delle uscite più “fresh” dell’anno è sicuramente l’album d’esordio Wet Leg dell’omonimo duo britannico Wet Leg di cui si è parlato molto e che ha diviso i pareri degli ascoltatori. Chaise Longue e il suo pungente I went to school and I got the big D è entrata nelle nostre teste ad inizio anno come un tormentone.
Un disco che mi ha sorpresa particolarmente tanto da essere sul podio della mia classifica è “Cool It Down” degli Yeah Yeah Yeahs. “Spitting Off The Edge of the World” (con Perfume Genius) e “Burning” sono delle vere e proprie perle intervallate da pezzi di alto spessore come il dream pop sexy di “Lovebomb” o la più frenetica “Different Today”: Karen O e i suoi fanno un breve ma ottimo lavoro.
Tornando alla parte alta della mia classifica, i Big Thief con il lungo Dragon New Warm Mountain I Believe In You non sbagliano un colpo in purezza e qualità, i Fontaines D.C. proseguono il cammino con la durezza e bellezza di Skinty Fia mentre la voce di Thom Yorke assieme a Jonny Greenwood, col disco d’esordio dei The Smile, A Light for Attracting Attention, era proprio quel pezzo mancante di cui aveva bisogno il 2022.
La mia attenzione ritorna poi su due pezzi da novanta: da un lato Big Time di Angel Olsen, portatrice di pathos e sofferenze per le sue recenti perdite familiari ed il coming out, che la spinge a fare un disco coraggioso, country, seppur lontano dal capolavoro di My Woman.
Dall’altro lato gli Arctic Monkeys con The Car, suonano il loro disco più controverso e diverso, anche se ci vogliono molti ascolti per apprezzarlo fino in fondo: il jazz, la voce profonda e sensuale di Alex Turner e la musica quasi di altri tempi, ci riportano alla grandezza di questo gruppo capace di innovare e di cambiare, immagino anche a vantaggio dei loro prossimi live.
Nel rap/hip hop ritroviamo la genialità di “Mr. Morale & The Big Steppers” di Kendrick Lamar, “NO THANK YOU” di Little Simz, di carattere e fresco di uscita e “The Line Is a Curve” di Kae Tempest di una poesia e una intensità disarmanti. Tutti e tre gli album meritano di essere tra i migliori e probabilmente è quanto di meglio abbiamo a livello internazionale in questo momento.
Per ultimo ma non per importanza, vorrei chiudere con Fragments di Bonobo, di cui proprio recentemente ho visto un live meraviglioso: non posso che essere grata a questo album e a tutto ciò che l’artista ha prodotto negli ultimi anni.
La musica è vita, è luce e buio nei momenti di sconforto e di felicità: non abbandonatela mai.
- “Dragon New Warm Mountain I Believe In You” – Big Thief
- “Volevo magia” – Verdena
- “Cool It Down” – Yeah Yeah Yeahs
- “I’m Not Sorry, I Was Just Being Me” – King Hannah
- “Fragments” – Bonobo
- “Skinty Fia” – Fontaines D.C.
- “Bar Mediterraneo” – Nu Genea
- “A Light for Attracting Attention” – The Smile
- “The Car” – Arctic Monkeys
- “Big Time” – Angel Olsen
- “The Line Is A Curve” – Kae Tempest
- “Stumpwork” – Dry Cleaning
- “Wet Leg” – Wet Leg
- “I Love You Jennifer B” – Jockstrap
- “Anywhere But Here” – Sorry
- “Light figures” – Kick
- “I started a garden” – Her Skin
- “NO THANK YOU” – Little Simz
- “Mr. Morale & The Big Steppers” – Kendrick Lamar
- “Ama il prossimo tuo come te stesso” – Manuel Agnelli
BONUS TRACK: “Back To The Radio” – Porridge Radio, “Couldn’t Help It” – Comaneci