Un’antica villa e il suo giardino, a due passi dal bellissimo mare di Riace, sono stati la location perfetta per il secret concert organizzato dal collettivo Vhein Sessions lo scorso 1° agosto.
Il progetto Vhein Sessions, come suggerisce il nome, non è in effetti solamente un gruppo musicale. È una sorta di collettivo, che mette insieme diversi musicisti e due fotografi/videomaker.
Qualche settimana fa hanno annunciato sui loro canali social (Facebook e Instagram) un secret show a Riace. Le info sull’evento sono state fornite esclusivamente a chi era interessato alla cosa: sarebbe stata una serata all’insegna dell’arte e della sperimentazione musicale per un gruppo ristretto di persone. Una serata divisa in sessioni, così come potremmo definire l’intera attività del collettivo.
La formazione
I componenti la band provengono da quella striscia di terra calabra che va dalla Piana di Gioia Tauro alla costa jonica, coprendo da un capo all’altro uno dei punti più stretti della penisola. Fondatore del progetto Vhein Sessions, nato nel 2017, è il chitarrista e produttore Vincenzo Oppedisano, impegnato negli ultimi anni in progetti musicali di diversa matrice, dal grunge al rock, fino alla musica tradizionale.
Vincenzo è stato subito affiancato da due fotografi e videomaker, Giuseppe Cremona e Frank Armocida, che si sono occupati della realizzazione dei 4 videoclip che hanno accompagnato le uscite dei singoli firmati Vhein Sessions. Tutti e 4 i video raccontano delle piccole storie e possono essere considerati dei veri e propri cortometraggi. Il primo, dal titolo Tagli e innesti, uscì nel 2017, pochi mesi dopo pubblicarono Punte, nel 2018 fu la volta di Trame e nel 2019 uscì Fence.
Sul finire del 2019 Oppedisano ha iniziato a scegliere alcuni musicisti che potessero affiancare il nucleo principale del progetto, al fine di poter sperimentare la forma live. Si è andata così definendo la formazione che si è esibita in questo secret concert. Il nucleo musicale di Vhein Sessions si è così stabilizzato con altri 4 musicisti: alle tastiere Michele Ventrice, il più giovane della formazione, ma già attivo in diversi progetti. Al basso c’è Giuseppe Bonelli, anche lui impegnato nell’organizzazione della serata e componente fino a poco tempo fa degli Other Voices (dei quali vi avevamo parlato qui).
Completano la formazione la voce di Serena Sinopoli e la chitarra di Nicola Comerci, anche lui impegnato in diversi progetti musicali (lo trovate spesso, ad esempio, a fianco di Mauro Nigro, come avevamo documentato nella live session del progetto Cassidy, che trovate a questo link). Serena e Nicola sono anche componenti della band dei Sick Dogs, dei quali vi avevamo parlato qui e che sono stati, anche loro, immortalati in un’altra nostra live session di qualche anno fa che potete rivedere per intero qui.
L’arrivo in villa
Il live ha previsto una sorta di jam session con colei che, in effetti, si è rivelata essere la padrona di casa, ovvero la cantante Francesca Salerno, in arte Lady U. Il concerto ha perciò visto alternarsi brani dei Vhein Sessions a brani di Lady U, e quest’ultima è stata special guest in alcuni brani della band.
Sono arrivata sul posto già nel pomeriggio (l’evento è stato occasione anche per approfittare del meraviglioso mare di questa bellissima fetta di costa jonica calabrese) e la band era impegnata nel sound-check.
Già dal momento delle prove mi ha favorevolmente sorpreso la capacità di interazione tra i musicisti.
Le voci di Serena e Francesca si amalgamavano perfettamente, così come si intersecavano alla perfezione le due chitarre di Vincenzo e Nicola.
La mostra
L’attesa del live ha dato la possibilità al pubblico di ammirare le installazioni presenti all’interno della villa, che aveva fatto da location anche alle riprese del videoclip Fence, un luogo interessante anche già solo per i suoi bellissimi arredi. E proprio il video del singolo è stato protagonista di una delle installazioni che hanno arricchito la serata.
Tra queste, sicuramente originale è stata l’installazione fotografica di Valentina Procopio, Domenico Mendicino e Francesco Sirianni titolari, insieme allo stesso Giuseppe Cremona, del progetto EFFE Collective.
L’installazione consisteva in una sorta di cono in tela sospeso, dentro il quale era possibile entrare per ammirare le tante fotografie incollate all’interno. Lo scopo, molto riuscito, era quello di creare una sorta di vortice, all’interno del quale lo spettatore poteva tuffarsi, provando un effetto allo stesso tempo inclusivo e straniante di immersione nelle immagini.
Il live
Il concerto è iniziato con l’unica cover della serata, Venus in Furs dei Velvet Underground, che ha avuto il compito di scaldare i motori. Sia questo brano che il successivo, e già più volte citato, Fence hanno visto la presenza di entrambe le voci di Serena e Francesca.
Dopo i primi due brani, Francesca ha lasciato il centro del palco (o meglio del giardino) a Serena, per l’esecuzione degli altri due singoli dei Vhein Sessions, Trame e Tagli e innesti.
La parte centrale del live ha poi previsto il ritorno in scena di Francesca Salerno. Sono stati infatti eseguiti una serie di suoi brani: Ho paura, Sparvieri, Piazza, Acidkof e Io donna. Quest’ultimo pezzo, che Francesca ha dedicato “agli uomini di buona volontà”, ha dato modo al pubblico di conoscere la vicinanza della cantante/autrice a tematiche sociali forti, quali la guerra, il razzismo e la disparità di genere.
L’esibizione di Francesca ha alternato il cantato al recitato ed è stata impreziosita dalla sua grande presenza scenica.
L’artista ha modulato agilmente corpo e voce, forte di una grande esperienza, acquisita sui tanti palchi (anche internazionali) calcati nella sua lunga e avventurosa carriera di cantante, iniziata, a quanto pare quasi per caso, più di trenta anni fa.
Il live si è concluso con altri tre brani dei Vhein Sessions: Punte, Dorks e Enjoy the dump, le ultime due nuovamente con entrambe le voci.
I due progetti, quello dei Vhein Sessions e quello solista di Francesca Salerno si sono così alternati e intersecati, dando vita ad un live incalzante, vario e dal forte impatto sonoro.
Gli echi riconoscibili sono stati tanti e vanno dal dark al grunge americano anni Novanta fino agli italiani CSI.
E i testi della band, infatti, sono sia in italiano che in inglese, e dettati probabilmente dall’ispirazione del momento più che da una direzione fissa da perseguire. La band è capace di restituire un sound originale, caratterizzato soprattutto dal bel connubio tra le due chitarre, quella dall’impronta più “classica” di Nicola Comerci e quella distorta e a volte lisergica di Vincenzo Oppedisano.
Durante la serata la villa è stata giustamente definita un piccolo “gioiello incastonato nella 106” (statale tristemente nota per l’inadeguatezza della maggior parte del suo lungo percorso che collega Taranto a Reggio Calabria). Qui si è consumato un evento ricco e in qualche modo coraggioso che, in questo momento di transizione (speriamo finalmente) verso la fine della crisi, ci fa ben sperare sul futuro della musica e dell’arte.