Live Report

|Live Report| La magia dei TODays torna a far brillare Torino

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Una volta una persona mi ha detto “non puoi andare a vedere una band e indossare la maglietta della band, dai, non si fa”.

È il 23 agosto e mi trovo in coda per entrare a sPAZio211, sede del TOdays Festival giunto alla sua quinta edizione e davanti a me un ragazzo sulla cinquantina indossa una t-shirt dei Ride, band headliner della prima giornata dell’evento torinese che dona a tutti noi l’ultimo respiro di un’estate ormai agli sgoccioli.

Sorrido pensando alla frase e attendo di varcare i cancelli, aperti in leggero ritardo sulla tabella di marcia, tanto che quasi arrivata sento una chitarra gracchiante e incazzata.

Bob Mould ha già cominciato e adesso anche il tizio con la maglietta dei Ride sembra incazzato come il suono della Stratocaster dell’ex leader degli Hüsker Dü, band USA college punk che ha fatto scuola nell’evoluzione del punk che parla di problemi e drammi adolescenziali, amori e delusioni.

Entro e Bob Mould è sul palco accompagnato solo dalla sua chitarra e dalla sua voce: binomio sufficiente per esaltare il pubblico e riportarlo a piccoli ricordi di vita vissuta, graffi sulla pelle rimarginati che riemergono sul graffiante suono dei brani dell’ artista.

Lui è lì, visibilmente provato dal caldo di questo venerdì pomeriggio ma stoico, punk, e mi investe con la sua storia, la sua nostalgia positiva che esprime nei suoi brani più recenti e le memorie che fa riaffiorare con i pezzi degli Hüsker Dü, che non a caso in danese significa “Ti ricordi?”

Ascolto Rock puro, passione per la musica e tutto il resto non importa, che come dice nel suo brano di congedo Makes No Difference At All:

beh, non so perche’ mi vuoi dire quando ho torto o ragione, non ha senso, non mi fa differenza, l’unico momento in cui va bene è quando suono.

Veloce cambio palco e salgono i Deerhunter: shoegaze band since 2001.

Bradford Cox, leader della band statunitense sfoggia uno stilosissimo e pettinato look da pensionato in balera, tipico abbigliamento delle band indie.

Si ritorna alla nostalgia, ma, forse, più sofferta e al contempo ragionata. Un trauma psicanalizzato e, nel tentativo di interiorizzare l’esperienza traumatica, i Deerhunter mi fanno tremare lo stomaco a colpi di batteria e riverberi infiniti, terapeuticamente ipnotici.

La seduta è finita e ci si prepara per gli Spiritualized.

Il sole è calato, tutto è pronto sullo stage: ogni cosa pare ferma, al buio, anche il pubblico in attesa sembra più silenzioso di pochi momenti prima, quasi come se tutti fossero coscienti che qualcosa di mistico stia per cominciare.

La funzione comincia, Jason Pierce prende posto sulla sua sedia da ufficio nera con rotelle e intona l’inno di redenzione, di ascensione verso lo spazio. E così, Ladies and Gentlemen, fluttuiamo nel cielo cavalcando i suoni ultraterreni della band e del coro di angeli che la accompagnano. E ora credo, sono nello spazio, sono pronta, amen. Le coriste gospel intonano Oh Happy Day, la messa è finita, andate in pace.

La serata sta per terminare, mancano i Ride: un altro tuffo nel passato per i fan dello shoegaze britannico anni ’90.

Tra vecchi e nuovi successi (il nuovo album This Is Not A Safe Place è uscito il 16 agosto di quest’ anno) una coppia di amici accanto a me salta e balla, abbracciandosi e rievocando i bei tempi del liceo, nostalgia canaglia.

Per il secondo giorno del TODays si comincia con una squisita sorpresa: Adam Naas, ventisettenne francese cresciuto ascoltando Nina Simone e maturato a suon di soul e r’n’b scoperto solo un paio di anni fa e non ancora del tutto conosciuto a livello internazionale.

A metà della sua esibizione ha già catturato il cuore del pubblico con la sua voce sconvolgente: a tratti Nina, a tratti Prince, altre volte ancora Micheal Jackson, ci emoziona, commuove con Fading Away, ci seduce, ci provoca e conquista. Siamo tutti innamorati, In Love, con Adam e il suo album di debutto The Love Album, uscito l’anno scorso.

Sono ancora in brodo di giuggiole e arrivano i One True Pairing, nuovo progetto dell’ ex membro dei Wild Beasts, Tom Fleming.

Synth, samples, effettoni e chitarra elettrica creano un suono che ricorda e omaggia volutamente lo stile dei Depeche Mode, mentre la voce profonda di Fleming è un misto tra Gahan e Tom Smith degli Editors.

Con il loro nuovo album in uscita il 20 settembre promettono di tornare in Italia presto.

Un tramonto rosso accoglie i Low, una delle band simbolo del genere slowcore e post-rock anni ’90.

Se i One True Pairing sono stati una “coppia perfetta” nel nome, i leaders della band che ora mi trovo davanti sono una coppia perfetta anche nella vita: Alan Sparhawk (voce e chitarra) e Mimi Parker (voce e batteria).

Il gruppo rievoca atmosfere di lynchiana memoria: inquietanti, cupe, criptiche, sofferenti e riflessive. L’intreccio delle voci della coppia sul palco si uniscono in un abbraccio misericordioso che consola i cuori sanguinanti.

Ultimo cambio palco: Hozier, con la sua super band per uno show luminoso e accogliente, come il salotto di una famiglia numerosa e rumorosa.

E via, a far festa: il cantante venuto alla ribalta per il successo internazionale del 2014 Take Me To Church ci sa fare. Coinvolge la folla con i suoi sorrisi, il buon umore e il suo pop rock misto a soul e folk che ti fanno star bene come se fossi in pub tra amici e si improvvisasse una jam session in cui tutti suonano, cantano, tengono il tempo con le mani, piedi e ognuno può lasciarsi alle spalle problemi e preoccupazioni quotidiane.

Domenica, terzo e ultimo giorno del festival, in cui si fa l’all in e il TODays sfodera gli assi nella manica per il gran finale.

Gli attesissimi della serata sono l’ex chitarrista degli Smiths Johnny Marr e Mr. Jarvis Cocker, al suo tempo membro e leader della band brit rock Pulp.

Cominciamo però con i freschissimi e biondissimi Parcels, che con il loro album omonimo uscito l’anno scorso hanno scaldato subito l’atmosfera di sPAZio 211, che già era sui 30°C e umidità del 60% .

Divertenti, ammiccanti, hippie e nostalgici degli anni ’70, questi Aussies ci regalano suoni funky, disco, che uniscono i Daft Punk e Phoenix ai pantaloni a zampa d’elefante e Bee Gees.

Con lustrini sul fondale e una radiolina sulla tastiera, che i ragazzi fanno scorrere per gioco passando dalla stazione radio che manda il tormentone estivo 2019 alla preghiera trasmessa da Radio Maria, i Parcels ci fanno da apri pista memorabili.

Seguono i Balthazar, band belga indie pop e rock.

Dal 2004 a oggi hanno sfornato molti successi che hanno fatto sculettare il pubblico domenicale: sono raffinati, composti, eleganti e sexy, con suoni che rimandano ai DEus. Il nuovo album Fever, uscito quest’anno, è invece più funky e si ricollega alla voglia di far festa, che tra poco si ricomincia a lavorare.

Arriva la sera e mi inchiodo alle prime file perché stanno per arrivare due bombe atomiche del rock.

Su sPAZio 211 la prima bomba la fa cadere Johnny Marr, ex chitarrista degli Smiths e ora in attività con il suo progetto solista. Marr ci regala brani dei suoi album da solista ripercorrono il brit rock della sua band storica ma caricano di chitarre e rock and roll e alcuni successi degli Smiths.

Mi ritrovo a cantare There Is A Light That Never Goes Out insieme a migliaia di persone e un po’ di pelle d’oca me la sento addosso.

Ma il botto più rumoroso arriva per ultimo, a segnalare la fine dello spettacolo pirotecnico.

Sopra il palco una strobosfera che preannuncia voglia di ballare senza condizioni e dimenarsi fino alla dislocazione delle anche dell’unico e solo Jarvis Branson Cocker, former leader dei Pulp.

Dio, idolo, showman che tra un pezzo e l’altro interagisce con il pubblico, lo fa divertire, sorridere e gioire del momento invitandoci a fermarci e riscoprirci di nuovo bambini, evolvendo nel presente attraverso l’eco del passato, perche’ alla fine come dice lui “l’evoluzione è solo questione di sentimenti”(c’è un “EVOLVE” scritto a caratteri cubitali con un pennarello fluo sulla spia che usa da cubo/pulpito).

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Jarvis ci invita infine a vivere, ballare tutta la notte perché anche se persone orrende governano ancora il mondo, Cunts are still running the world, dobbiamo tenere duro, insieme.

E così finisce TODays 2019, e con lui anche le mie ferie. E ho già la nostalgia della vacanza.

di Federica Da Lio