Sei anni dopo la scomparsa di Charles Cooper, il Monk rimette in scena i sogni tormentati di Telefon Tel Aviv
Che già dall’incipit si capisce subito che non è una di quelle serate in cui arrivi e ti fai prendere a bene scolandoti 4 Jefferson.
I (ricordiamoli al passato come duo) Telefon Tel Aviv sono sempre appartenuti a quella frangia elettronica emotiva/emozionale da apprezzare in intimità, riflessiva più che trascinante, da degustare.
Come entrée dunque ci vengono serviti i PALINDROME, che sono effettivamente un buon antipasto. Di quelli che apprezzi perché consapevole che la portata successiva sarà migliore.
Così i PALINDROME, senza picchi e con voci smorzate, leniscono il fastidio della mia fame/attesa, accompagnandomi però in questa prima portata con uno strano retrogusto amaro, legato all’estetica tendente alla trap di uno dei membri del duo (potrebbe essere il fratello di Gianni Bismark, se me lo doveste chiedere).
L’ingresso di Telefon Tel Aviv è molto intimo. Luci quasi assenti (che fine hanno fatto le visual di Pfadfinderei?) e un suono molto lento e scandito.
La performance – non troppo lunga – ha visto l’esecuzione di brani tratti prevalentemente dall’ultimo album, che ha definito l’impronta di questo show.
L’intenzione dell’artista risulta evidente sin dall’inizio, ed è quella di puntare più alla suggestione, rievocare i propri tormenti con suoni lenti e scanditi, tenendo sempre basso il ritmo di tutto l’esibizione.
Questo approccio, esattamente quello che mi aspettavo vista l’impronta melanconica dell’album, purtroppo stona con l’audience raccoltasi nella serata.
Le sensazioni che dovrebbero trasmettere i bassi potenti – i colpi, letteralmente, battuti tra un suono e l’altro – i silenzi che l’artista volutamente ricerca, vengono compromessi dal continuo chiacchiericcio di una certa parte del pubblico, che non sembra interessata a quello che Josh Eustis vuole condividere.
Il brusio diventa protagonista e dell’emozionale si perde ogni traccia: l’atmosfera più da club che da liturgia, spezza l’intimità.
Il percorso tracciato da Telefon Tel Aviv per portarci nei suoi sogni viene vandalizzato, come un ticchettio nel cuore della notte che non ti lascia dormire.
Le variazioni ricercate così finiscono per perdersi, il live ha momenti molto delicati che si alternano ad acuti laser e bassi che vibrano come un magnifico organo, ma tutto questo mentre due tipi in prima fila limonano impunemente e la tizia dietro di me parla sguaiata sovrastando la musica.
Mortacci vostra mi avete rovinato il concerto.