Quarto giorno di “Artivive” a Soliera, piccola realtà in cui da ormai qualche anno si svolge questo meraviglioso festival, che quest’anno ha portato grandi nomi come
Anna Calvi e Cloud Nothings, chiudendo col botto con Sharon Van Etten.
E’ una giornata afosa, piena di ventagli e vestiti colorati ovunque, e tanti amici al
mio fianco. Una giornata difficile da raccontare.
La prima a salire sul palco principale è Any Other, a mio avviso una delle migliori
realtà del panorama musicale italiano, che ci suona il suo ultimo album quasi per
intero, in compagnia della band (Marco, Giacomo e Clara).
Walktrough, Traveling Hard, Geography con un sospiro magico sullo stacco
finale e l’intenso Mother Goose, si susseguono in un’altalena di voce penetrante,
suoni jazz e chitarra acustica.
Le frasi vengono scandite più lentamente del solito, si perdono nella dolcezza delle
sue labbra ed il pubblico risponde con un silenzio surreale, pieno di attenzione.
Ritrovo poi una costante nei suoi live: i suoi occhi lucidi nel suo ultimo pezzo, quel
“maledetto” suo ultimo pezzo, Sonnet 4, che lascia un magone infinito.
Adele, di cui amiamo la semplicità ed oserei dire innocenza, ringrazia emozionata e
ci lascia come sempre a bocca aperta, come solo la vera arte sa fare.
Seguono Giampaolo Speziale e Federica Caiozzo, in arte i Malihini, attori/musicisti che ci suonano ballate ed un po’ di groove, jazz e rock e che, ascoltando a posteriori una seconda volta su cd, onestamente apprezzo di più piuttosto che dal vivo.
Per poi passare nuovamente tra le primissime file, aspettando con curiosità ed un
po’ d’ansia la vera star della serata.
La band appare sul palco sulle note dei Portishead, che preparano in un’atmosfera
calda e misteriosa l’entrata di Sharon Van Etten.
Visibilmente tesa, col volto serio, un pantalone nero ed una camicia nera e dorata
sbrilluccicante, ma sobria.
Prime note e subito un colpo al cuore, Jupiter 4, in cui si racconta di un amore
vero, reale, che non è scalfito dal tempo, dall’ultimo brillante album.
Si tocca la faccia, si scioglie, inizia a sprigionare energia e prosegue con Comeback Kid e No one is easy to love, una più bella dell’altra.
“Hallooo” esclama divertita.
Ci rassicura, dice che sta bene, che ha mangiato e bevuto tanto cibo e vino buoni e
che per questo spera di non addormentarsi durante lo show.
Poi, come se niente fosse si torna al passato, con Tarifa, che ogni tanto suono
alla chitarra chiusa nella mia camera e che anche per questo mi fa emozionare
come fossi una bambina.
E come dimenticare Hands, una bomba ed un muro di suoni che dal vivo la rende
cento volte più bella che su cd.
Lo spettacolo è intenso dall’inizio alla fine: Sharon è una regina.
Ondeggia con assoluta padronanza del palco, gioca a dissolversi tra il fumo a tratti
esagerato, le luci accecanti ed i bassi vibranti, dandoci la sensazione di soffocare,
tanto che alcuni si spostano dietro o tentano di allontanare con le mani ed i ventagli
l’aria pesante.
Il tempo sembra fermarsi quando ci propone in solo, voce e tastiera un tributo a
Sinead O’Connor, Black boys on Mopeds, rimanendo impassibile e concentrata
anche con una mosca che le ronza intorno per tutta la durata del brano.
“Try to be positive in this world” dice sorridendo.
Poi qualche attimo di pausa ed il ritorno. Con un bicchiere in mano chiede: “Who is in love today?”. In pochi alziamo le mani.
“That’s all?” chiede sorpresa e quasi con disappunto.
Poi ci riprova: “Who is in love tonight?”. Ed il pubblico stavolta risponde omogeneo,
con una dichiarazione d’amore nei suoi confronti.
“This song is to opening up to someone”. Arriva così il momento di I told you
everything, commovente.
Infine, proprio quando credevamo di aver sentito tutto e pensavamo sperando “ora
suona quella bella che piace a me!”, allora ecco che ci spiazza.
Cerca un certo Enrico tra il pubblico, lo trova e con aria soddisfatta ci spiega che
quel pezzo è per lui, per quel ragazzo in compagnia della fidanzata che il
pomeriggio gli aveva chiesto tramite un messaggio su Instagram di cantare Stay.
“Non la suoniamo mai, ma stasera questa è per te Enrico”.
You won’t let me go astray
You will let me find my way
You, you led me the way,
You stay.
Queste le ultime parole di una musica e di un’anima che trasmettono sentimenti
positivi e che fanno da cura in un mondo che si sta appiattendo.
L’aria è diventata magicamente fresca e piacevole, ricomincio a respirare, si torna a
casa con un macigno nel cuore e senza dormire.
Remind me tomorrow.