45esima e ultima tappa del suo lunghissimo tour, Marc Rebillet chiude a Largo Venue con uno show incredibile tutto talento e improvvisazione.
Nella definizione convenzionale di “concerto”, gli astanti, genericamente aggregati in micro-gruppi composti da due o più persone, si riuniscono nel luogo dell’evento in attesa che l’artista per cui si è pagato il biglietto esegua le composizioni a loro care e ben note.
Nella redazione di questo live report è doveroso precisare che di convenzionale lo show messo su da Marc Rebillet ha ben poco.
“Jazz” sarebbe il modo più efficace ma allo stesso più sbagliato per definire la performance dell’artista metà texano metà francese. Efficace perché, effettivamente, si è trattato di uno spettacolo di pura improvvisazione per tutta la sua durata (salvo la hit Summertime). Sbagliato perché mi sanguinano le mani nel raccontate uno spettacolo a base di loop station e cassa dritta associandolo al genere nato a New Orleans.
Ma appunto, lo show a cui abbiamo assistito non è etichettabile come un canonico concerto, perché la performance è stata interamente improvvisata, seguendo il flow di quella che è l’atmosfera in sala.
Marc Rebillet suona, canta, si registra e si manda in loop, poi si interrompe, dice cazzate, ricomincia a martello e si ferma di nuovo.
Un tizio in prima fila gli chiede con microfono in mano di mandare un messaggio di auguri per il compleanno della moglie e lui risponde inventandosi un traccione di 8 minuti che fa impazzire tutti cantando happy birthday su un beat incredibile.
Crea tutto sul momento, con Mac microfono pianola loop station e console. techno, funk brasiliano, r’n’b, spazia da un genere all’altro mantenendo sempre una coerenza di fondo, una completa padronanza del palco e una sintonia con il pubblico che mantiene assoluta per tutto lo spettacolo. E tutti lo adoriamo.
Si crea un’alchimia tra il pubblico tale che i micro-gruppi si guardano tra loro in una generale fratellanza.
Mi arriva mezzo bicchiere di una bevanda alcolica che non saprei assolutamente definire e faccio un tiro per la prima volta di una IQOS offerta da un tizio senza essere in grado adesso di ricordare perché me l’abbia offerta. Un mood di allegria, dettata dallo stupore continuo di quello che Marc riesce a creare e di quanto tutto sia incredibilmente orecchiabile, ballabile, coinvolgente.
Tutto questo creato sul momento, da un artista che si è presentato in kimono e si è esibito per tre quarti di show in mutande. Stupendo.