L’ultimo giorno di un novembre ricco di concerti mi porta al teatro Auditorium Manzoni di Bologna per assistere al live di un grande artista, ispirazione costante: Manuel Agnelli, in compagnia di Rodrigo d’Erasmo.
Sin dal primo momento ho la sensazione di sentirmi una privilegiata, siedo in una delle prime file con un pass per il backstage tra le mani ed un emozione che è sempre la medesima quando attendo un live di Manuel Agnelli.
An evening with Manuel Agnelli è uno spettacolo di cui c’è tantissimo da raccontare.
A partire dall’eleganza con cui si presentano Manuel e Rodrigo: il primo con una giacca nera a cerchi argentati abbinata a larghi pantaloni dello stesso colore, l’altro con giacca, t-shirt e pantalone nero.
Non si può fare a meno di notare poi, la scelta stilistica del backliner, in giacca e cravatta, che si muove agilmente per assicurare che sia tutto al suo posto.
Sul palco l’arredamento è minimal, ma si contano almeno sette chitarre, violino, pianoforte, tastiera: la strumentazione di una band a disposizione di due sole persone.
L’elemento più caratterizzante della serata saranno i racconti e gli spaccati di vita di Manuel Agnelli in giro per il mondo, con la musica quasi a farne da cornice.
Berlino, Bologna, Varanasi, Milano.
Aprendo con Berlin di Lou Reed, fa un omaggio doveroso ai trent’anni dalla caduta del muro e alla Berlino del 1987, descritta come il paese dei balocchi, paragonata a Bologna, dove ha vissuto per qualche anno in via Andrea Costa.
Proprio nella città tedesca ci racconta di essere stato arrestato con un suo amico per essere stati identificati come spie. “Ma poi la polizia si rese conto che eravamo solo due coglioni qualsiasi e ci ha lasciati andare”.
Ci parla poi di temi delicati come l’aborto, introducendo Musa di nessuno e dell’importanza della possibilità di ogni artista di esporsi attraverso le parole.
E sempre per ribadire il ruolo fondamentale che può rivestire nella società, ci parla di Nick Cave, di un suo concerto indimenticabile visto a Milano e del calore e la vicinanza trasmessa al pubblico.
Un invito dunque a rompere le barriere, le distanze.
A lui dedica la cover di Skeleton Tree.
Manuel si racconta in un monologo/dialogo col pubblico che ride divertito ed incuriosito, e probabilmente, come me, è poco abituato a vederlo in veste di showman.
L’ironia tagliente è presente nella maggior parte dei suoi discorsi e spesso riesce a mescolarsi con un sentimento di amarezza che riusciamo bene a cogliere.
Come quando legge La vipera convertita di Trilussa dedicata “ad un personaggio che vuole diventare l’imperatore dell’Emilia Romagna”.
O quando cita un discorso del capo della Gestapo, o si accomoda nei divanetti col suo compagno, assaggia un cocktail e in dieci minuti ci legge un meraviglioso racconto sulla Francia di Robespierre.
Nei suoi racconti uno spazio consistente è riservato alla famiglia, al padre la cui morte ha rappresentato la più grande rivoluzione della sua vita e a cui dedica al piano L’odore della giacca di mio padre, come sempre intensissima.
Alla madre, che quando suonava da bambino lo incoraggiava.
Alla figlia di quattordici anni, per quasi la metà dello show, e all’importanza che ha nel fargli ascoltare nuova musica, come quando gli ha fatto scoprire Video Game” di Lana del Rey, che è diventata praticamente la colonna sonora del suo show.
O Daniel Johnston e la sua True love will find you in the end, riprodotta egregiamente in un momento magico.
“Certe volte, quando sono troppo grandi, i sogni sono proprio delle gabbie, diventiamo anche delle merde per cercare di realizzarli” dice poi ad introdurre Padania.
Indimenticabili e divertentissimi poi i racconti del rapporto con alcune fan.
Come la ragazza veneta (di cui imita l’accento per almeno 5 minuti) che si piazza in prima fila ad ogni concerto con faccia insoddisfatta perché vorrebbe ascoltare solo i pezzi più vecchi come Strategie, introdotta così da Manuel e Rodrigo e suonata in versione acustica.
“Abbiamo cercato di mettere persino le fioriere davanti per non vederla ma non ci siamo riusciti, ci segue ovunque”.
O come l’aneddoto, già raccontato in televisione da Paolo Bonolis, del suo rapporto con lo stagediving dopo che una ragazza durante una data del tour di Non è per sempre “mi prese l’uccello in mano quando mi buttai sulla folla”.
“E’ giusto che la gente che paga un biglietto voglia portarsi un gadget a casa, c’è chi porta un plettro, chi l’uccello”. Da quel momento ho giurato di non fare mai più stagediving ed infatti non l’ho più fatto”.
E ricordandoci dei tempi di Non è per sempre la suonano facendoci intonare interamente il ritornello.
Il pubblico apprezza molto, applaude per quasi ogni cosa che dice come fosse un Dio, l’esecuzione dei pezzi è ottima.
Diversi gli affezionati “datati” che gli gridano di tutto, come “sei come il vino!” oppure “ ti seguiamo per altri vent’anni!” o “io c’ero!” scatenando risate generali.
Rodrigo d’Erasmo è il compagno di viaggio perfetto: lo affianca egregiamente con un violino a tratti struggente, la tastiera, la voce.
Tra le tante cover eseguite brilla in particolar modo la beatlesiana The Long and Winding Road, che fa molto emozionare e scuotere la testa dallo stupore.
I bis saranno ben due e prevederanno colonne portanti della carriera come Ballata per la mia piccola iena, Quello che non c’è, Ci sono molti modi e Bye Bye Bombay, col suo stoppato alla chitarra e la combo micidiale di assolo chitarra-violino con tanto di esplosione finale alla Afterhours.
Tutti i pezzi hanno in comune l’intensità degli arrangiamenti e della voce, in particolar modo negli acuti di Manuel, che permettono di evidenziare ancora una volta la sua grandezza e di collocarlo nelle prime posizioni del panorama musicale italiano contemporaneo.
Sul finale esce di scena al buio, coperto da una standing ovation, indossando un cappello, una giacca, con un whisky in mano e tanta classe.
Oggi più che mai abbiamo bisogno che l’artista parli e Manuel Agnelli è riuscito a “denudarsi” davanti ad un pubblico attento e a trasmettere in due ore e mezza concetti, cultura e valori.
A lui va dunque un merito aggiunto, oltre a quello di essere uno dei pochissimi a portare musica alternativa – e non solo – in televisione, grazie al format Ossigeno.
Non si può giocare con il cuore della gente se non sei un professionista.
“La libertà consiste nell’obbedire alle leggi che ci si è date e la servitù nell’essere costretti a sottomettersi ad una volontà estranea” (M.de Robespierre)
di Giulia Rivezzi