Eccolo Dino Fumaretto sul palco, quasi come un “eteronimo” dell’Elia Billoni per il mondo, giù dal Palcoscenico, rappresentando la parte migliore di sé in azione.
Accompagnato da una pregevole band: Iosonouncane, alle sue amate macchine, il compito di arricchire gli arrangiamenti.
Francesca Baccolini (Hobocombo) e Simone Cavina (Junkfood), alla fase ritmica con basso e batteria, non dimenticando Rocco Marchi (Mariposa, Hobocombo), alle prese con synth e chitarre. Dino Fumaretto direttore d’orchestra.
In ordine temporale, prima della presentazione al pubblico di “Coma”, la nuova fatica di Fumaretto & band, a salire sul palco è N.A.I.P. (Nessun artista in particolare), nuova rivelazione della scuderia di Mamma dischi.
Qui per presentare il suo primo lavoro, Nessun album in particolare. Pregevole ed eclettico sul palco, ci proietta nel suo mondo per 20 minuti più che piacevoli.
L’annunciato Dino Fumaretto, senza preamboli, sale sul palco e ci proietta nella sua dimensione di Coma.
Tra luci soffuse e un’intima intesa da “camera” con la sua band, ci racconta il suo nuovo album tra le Innocuo sogno di rivolta e Nel sonno profondo, affascinanti, psichedeliche e sognanti.
Si cala nella parte del vero direttore d’orchestra quando, alla fine dei brani, si alza in piedi e “chiude” con mano alta e fiera l’ultima nota.
Con una piacevole tendenza anni ’90, divide il concerto in due (elettrica/acustica) e ci fa vedere anche la sua parte intima da “Cabarettista tragicomico”, piano e voce.
Il finale è dedicato alla band che lo accompagna.
Fiero di essere con loro sul palco, si fa da parte per qualche istante, lasciando sfogare la forte impronta di Iosonouncane (versione capello lungo e barba degno della serie Lost).
La “narrativa borderline” è stata il filo conduttore del concerto al Lumière, partendo da Naip e finendo al suddetto Fumaretto. Dai sogni agli incubi generati.
Possiamo affermare che quella di Pisa è stata una notevole esperienza per la coscienza (mia in “primis”, ma anche per il pubblico presente).
di Daniele Sorrentino foto di Sonia Golemme