C’era un po’ quel clima milanese anomalo, quel caldo boia anche se siamo ancora ad aprile, quell’afa e calore che si appiccica addosso e poi tutti a correre sulle scale verso il parterre del Forum di Assago per vedere gli Editors.
Sembra estate ma non lo è. É domenica sera, e non ci importa minimamente di fare tardi, sul palco gli Editors che fanno vibrare di classe e carisma.
É un dato di fatto: a discapito di tutti i super impostati Interpol e White Lies del caso, gli Editors sono gli unici di quella generazione post-post-punk erede degli anni 80 e struggimenti adolescenziali legati ai Joy Division che riesce ad avere un dinamismo magnetico, quasi televisivo. Impossibile non innamorarsi di Tom Smith al primo attacco di “
”, con quella sua gestualità e movenze sinuose.
Le luci disegnano la sua silhouette in fondo al palco, e chiunque si innamora di lui.
Un live carico, in cui si susseguono classici e nuovi e persino una bellissima “No Sound but the Wind” a stretto contatto con il pubblico, muto e silente.
Un concerto sentito e passionale, di una band che ha ancora moltissimo da dire.
Si ha come la sensazione di assistere a un concerto storico, di quelli di cui si continuerà a parlare. Sì, è possibile fare un bel concerto, anzi un concerto della madonna, a prescindere dalla carrellata di album considerati brutti o insignificanti che si sono susseguiti dal 2007, anno in cui sembra esserci un prima un dopo nella musica, un prima di tutto bello e gli Arctic Monkeys ci piacciono, e un dopo in cui fa tutto schifo, e persino gli Editors non sembrano sottrarsi a questa regola dettata da chiacchiere da aperitivo.
Un bel live, nonostante gli album mediocri (che non sembrano fare così pena, live), e nonostante un Forum mezzo vuoto, un parterre in cui si può respirare, e una media d’età del pubblico piuttosto alta.
Insomma, in sintesi, un concerto meraviglioso (assolutamente da recuperare quest’estate al Todays di Torino). Gli Editors meritano molto, e molto di più di un “eh, però non hanno fatto sold out e la metà delle persone sono in accredito…”. Vedere per credere.
Morgana Grancia