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|Playlist| Musica dal pianeta Venere #4

Volete sapere cosa è uscito di interessante in ambito musicale negli ultimi mesi? Volete un suggerimento per la vostra personale playlist mensile o stagionale?

Io, ad esempio, con la pandemia ho ripreso a fare come quando da ragazza raccoglievo, nelle vecchie cassettine, i brani che mi erano piaciuti di più in una determinata stagione, creando una lunga serie di quelle che allora si chiamavano “compilation”.

A queste davo dei titoli sicuramente poco fantasiosi (“Winter 1991”, “Summer 1992”…), ma direi piuttosto precisi come personali appigli per la memoria. In queste playlist però inserivo, come faccio anche ora, brani che ho ascoltato molto in quella stagione, ma che spesso non sono novità del momento.

Nelle playlist di Musica dal pianeta Venere, invece, trovate solo le ultime novità! Le cose più fighe uscite negli ultimi tre mesi, oserei dire.

Ad assicurarvelo siamo io e Giulia, che di musica ne maciniamo un bel po’, anche se a noi non sembra mai abbastanza. Abbiamo gusti spesso diversi, e questo, a volte, rende le playlist piuttosto eterogenee. Ma in genere c’è sempre un disco che ci trova d’accordo, qualche artista che colpisce entrambe nello stesso momento.

E questo mese a metterci d’accordo non potevano che essere i Fontaines DC, e i primi singoli estratti dal loro nuovo, terzo album, in uscita il prossimo 22 aprile.

La nostra quarta playlist dal pianeta Venere mi sembra, però, particolarmente omogenea. Molti dei brani inseriti da Giulia, infatti, fanno parte di dischi che ho ascoltato e apprezzato anche io, negli ultimi mesi. E, a mio parere, potrebbe essere stata fatta da una sola persona.

Ma veniamo alle altre quattro mie scelte.

Questi primi mesi del 2022, dal punto di vista delle uscite discografiche, sono state per me occasione di conferme. Con l’uscita di una serie di anticipazioni di dischi che sembrano avere tutte le carte in regola per essere, appunto, delle grandi conferme.

Attesissimo è per me, ad esempio, il nuovo disco degli Zola Blood che, insieme ai Fontaines DC, costituiscono i miei due ascolti più importanti degli ultimi anni. Il singolo It never goes, uscito a fine gennaio, è il primo del nuovo, secondo, album della band inglese, la cui uscita è prevista proprio per oggi, 1° aprile. E sono sicura che non si tratterà di uno scherzo…

I singoli usciti sino ad ora confermano la grazia e l’eleganza del pop elettronico degli Zola Blood.

Del resto, prima e dopo il bellissimo disco di esordio, Infinite Games del 2017, la band è uscita con una serie di EP densi di brani “apripista”. Una band ancora poco conosciuta in Italia, ma che speriamo possa essere sempre più apprezzata anche da noi. E che speriamo davvero di poter vedere presto dal vivo anche da queste parti.

Memoria, il nuovo disco di Trentemøller, è, invece, una sorta di conferma nella diversità. L’artista danese, esponente tra i più osannati dell’elettronica minimal e della deep-house, nel suo nuovo disco si mette alla prova con diversi altri generi.

Il suo sembra un omaggio alla musica che lo ha formato, negli anni Ottanta e nei primi anni Novanta: il dark e la new wave prima, lo shoegaze e il dream-pop dopo. Ed io, avendo avuto la stessa “formazione” musicale, non ho potuto che apprezzare moltissimo questa sua nuova veste.

E altre due conferme sono quelle che completano la mia parte di playlist di questo primo trimestre dell’anno.

Quella del ritorno di Moderat, il trio composto da Apparat ed i Modeselektor, che hanno annunciato l’uscita del loro nuovo album, More D4ta, per il prossimo 13 maggio. Il singolo Easy Prey, che sarà la seconda traccia del disco, si muove sulle consuete linee ipnotiche del trio tedesco.

Un brano perfetto per seguire con lo sguardo lo scorrere di un paesaggio diverso dal solito, visto attraverso i vetri che stanno tra noi e un nuovo orizzonte.

E il nuovo anno mi ha regalato anche una piccola perla nostalgica, firmata Tears for Fears. Il duo, formato negli anni Ottanta da Roland Orzabal e Curt Smith, dopo una lunga assenza, durata quasi vent’anni, ha sfornato un disco di perfetto pop britannico, come nella loro migliore tradizione.

E The Tipping Point, il singolo che dà il titolo all’intero album, ne è sicuramente la punta di diamante.

Nonostante l’inizio del 2022 sia partito molto male dal punto di vista politico-economico-sanitario-climatico, d’altra parte ci sta regalando la consolazione di essere proficuo dal punto di vista delle uscite discografiche.

Volendo accennare solo a qualche nome, ritroviamo all’ascolto i nuovi album di Beach House, Stromae, Alt-J, Alex Cameron, Aldous Harding, Rosalia, Sevdaliza, Widowspeak, Metronomy.

Sul fronte italiano gruppi come i Gomma e persino il ritorno di Fabri Fibra, che come sempre non le manda a dire. La selezione è stata dunque, più difficile di altre volte.

Ecco le scelte di Giulia, che confessa di non avere mai avuto alcun dubbio se inserire o meno Dragon New Warm Mountain I Believe In You dei Big Thief, per ora il preferito dell’anno.

Adrianne Lenker e compagni non sbagliano mai un colpo: un folk ricco di colpi di scena e di pezzi intensi come la doppietta “Flower of Blood” / “Blurred View” che spezzano il disco.

Il beat malinconico di Simulation Swarm, suonata peraltro egregiamente dalla band al Late Show (video disponibile su Youtube ), con la buffa presenza di un cane dolcissimo addormentato che ogni tanto viene inquadrato di sfuggita, dimostra che la band si contraddistingue per semplicità e verità espresse sia in cuffia che dal vivo.

Una grande novità di questi mesi è poi il primo album dei King Hannah, I’m Not Sorry, I Was Just Being Me, caratterizzato da suoni rock-psichedelici e dalla voce suadente e travolgente di Hannah Merrick, che ci rimanda con piacere a Pj Harvey, al dream pop di Hope Sandoval e persino al trip hop dei Portishead, come in Foolius Caesar.

“I am a woman, a brave, brave one. I am a woman, a very well-made one” tuona Hannah facendoci eccitare.

Altra uscita degna di nota è quella del produttore e dj Bonobo, Fragments, che ha ricomposto frammenti musicali per formare insiemi di un’elettronica tra le più belle che ci siano.

Le collaborazioni come quella con Jordan Rakei in Shadows, di O’Flynn nel loop di Otomo e di Jamila Woods in Tides sono perfette e aspettano solo di essere ascoltate e ballate (speriamo presto) in un club.

Infine la quota italiana delle proposte è rappresentata da C’mon Tigre con il loro “Scenario” e dai Kick, con “Light Figures”.

Scenario è posto in continuum con  il precedente Racines (di cui vi ho parlato qui) e rievoca il Mediterraneo, le radici, la musica nordafricana, il jazz con contaminazioni di altri generi musicali.

Il singolo “Twist into any shape”, viene così spiegato: “an exhortation to change, to turn into any form or substance that makes you feel better”.

Il video del brano è splendido e mescola l’arte al multietnico, e con il collage dei suoi personaggi riesce a rendere bene il concetto della gioia della danza. Insomma, una vera e propria conferma per chi già li conoscesse.

I Kick invece sono Chiara Amalia Bernardini (voce e basso) e Nicola Mora (chitarre, piano elettrico, synth, campionatori) ed il nuovo lavoro Light Figures è stato prodotto da Marco Fasolo.

Il loro “sweet noise” a tratti cupo e psichedelico, ti sballotta avanti e indietro nel tempo, ti trascina verso posti angelici (ascolta Eleven), passa in una terra di mezzo (Viole) ma  può condurti in posti oscuri ed indefiniti (come in 24-Hour Delivery Club o in Sirens Never Sleep).

Disturbanti, “lynchiani”, piacevoli. Consiglio: ascoltarli dal vivo.

Bonus track: gli immancabili Fontaines Dc.

Obiettivo: tornare a vedere di nuovo concerti. Imperativo: esplorare nuova musica.

di Giulia Rivezzi e Loredana Ciliberto