Domenica 15 Luglio, sono approdata in Toscana dove si sta svolgendo l’ultima serata della trentottesima edizione del Pistoia Blues Festival in Piazza del Duomo.
A dare inizio alle danze al Pistoia Blues ci ha già pensato mercoledì 4 luglio Graham Nash e si sono avvicendati durante la settimana artisti internazionali del calibro di Alanis Morisette, James Blunt e Steve Hackett.
Mi trovo qui già dall’ora del soundcheck di alcuni gruppi nostrani, che si sono aggiudicati un posto sul main stage di questo palco grazie al concorso “Obiettivo Bluesin”.
Il tempo è un pò incerto: malgrado i 35 gradi, il cielo si copre di nuvole e all’improvviso, mentre i tecnici stanno provvedendo a sistemare il tutto, una fortissima corrente ventosa invade la zona ribaltando le sedie ed interrompendo le timide note di chitarra del primo pomeriggio.
La paura dura poco per fortuna. Le poche gocce di pioggia sono già asciutte e il vento sembra essere svanito nel nulla. Si ricomincia! Con un pò di ritardo prende il via la serata finale di questo fantastico festival.
E’ quasi ora di cena e le band hanno iniziato finalmente ad esibirsi: i primi sono i giovanissimi Five Quarters direttamente da Como, affollano il palco con sassofono, batteria, chitarre, slide trombone, basso, tromba, tastiere e voce solista davvero molto potente. La loro esibizione è carica di entusiasmo, cavalcano l’ ondata blues come dei veri professionisti.
Secondi a suonare sono i Virginia Waters gruppo proveniente dall’Umbria (Perugia).
Capitanati da un’instancabile cantante dai lunghi capelli neri, il gruppo si distacca dai suoni blues per regalare una performance carica di “puro rock” al pubblico intorno, che nel frattempo sta aumentando sempre di più .
E’ ora di cena ormai e i Seraphic Eyes, trio proveniente da Biella, si esibiscono sul palco in una performance dai suoni provenienti quasi dagli inizi degli anni ‘90, un punk smorzato da incidenze grunge.
Subito dopo è la volta dei Super down home, duo dinamico che con il loro blues rurale contaminato da elementi punk, funk e pop attraggono i più curiosi verso le prime file.
Ultimi in ordine di scaletta prima dei pezzi grossi sono i Casablanca, Max Zanotti alla voce (ex cantante dei Deasonika) e Stefano Facchi il suo batterista, con una nuova formazione di stampo italiano ma decisamente orientata ad una musicalità di impronta estera.
Un velocissimo cambio palco ed il sole è ormai tramontato, le luci si abbassano e tutto diventa finalmente rosso, un rosso scuro, e quasi tende a sfumare in una fumosa nuvola violacea.
Fanno il loro ingresso i musicisti della band di Mark Lanegan e lui li segue poco dopo.
Inizia tutto in un’ atmosfera che solo il caro Mark può ricreare, una finta quiete, una pace apparente a tratti accomodante, a volte inquieta, che grazie alla sua voce lacerata abbraccia anche chi è più lontano. La maggior parte dei pezzi sono del suo ultimo album “Gargoyle” che ormai sta portando in tour già dal 2017.
Un’ ora è già volata via e i giovani “alternativi”, quelli che fin dal pomeriggio si aggiravano intorno al backstage in attesa di incrociare gli sguardi dei loro idoli e che fino ad ora sono rimasti sulle prime file ad ascoltare la parola di Mark come il vangelo la domenica, finita l’ esibizione lasciano il posto ai più “maturi”.
Questi ultimi si affrettano a trovare il posto migliore per poter sfoggiare le loro t-shirt dalle diciture :“Pistoia Blues 1989” o “Blues is life”. Il cambio palco questa volta dura un pò di più, perciò in attesa rientro nell’area backstage, dove mi ritrovo davanti alla scena in cui dei miei amici stanno salutando Mark Lanegan dopo il suo concerto e approfitto subito anche io.
Durante buona parte del pomeriggio lo avevo guardato da lontano, mentre molto schivo ciondolava in giro con la sua bella corista, ora invece quasi ci sorride e acconsente ad una foto insieme.
Nel frattempo Jeff, il suo simpaticissimo chitarrista mi concede un saluto alla rivista, con un video che registro sul telefono.
E’ tutto molto eccitante, ma mentre li vedo allontanarsi verso i camerini, sento che la gente aldilà del cancello sta accogliendo come si deve i Supersonic Blues Machine che stanno salendo sul palco.
Corro da loro. L’atmosfera è subito quella che ci si può aspettare da uno show blues: moltissima partecipazione del pubblico e chitarre che ammaliano.
Questi ragazzi sono fantastici, Lance Lopez e Fabrizio Grossi (chitarra e basso) sono due talentuosi, praticamente incantano la piazza intera per quasi tutto il loro concerto, che viene volutamente arrestato dall’ormai atteso arrivo della leggenda Billy Gibbons, storico chitarrista del gruppo ZZ Top. Il vero “blues man” ha praticamente tutti in pugno. Solo con qualche smorfia e un paio di battute la folla va in visibilio e subitamente tutti si sollevano dalle sedie correndo sotto il palco incantanti dal carisma di questo simpatico settantenne, che in giacca di pelle scintillante ce le canta e ce la suona come se nulla fosse.
Incredibile!
Uliana Piro