Interviste e recensioni

NavenerA, il percorso personale di Marco Barberis

NavenerA il nuovissimo progetto

NavenerA è il nuovissimo progetto di Marco “Ciuski” Barberis, attivo sulla scena musicale italiana da oltre 30 anni; è stato batterista in band e progetti come: Ustmamò, Mau Mau, Cristina Donà, La Crus, Feel Good Productions, Mao, Sushi, Madaski, Mallory Switch, Mirsie, Michael McDermott.

 All’inizio del 2023 nasce in Marco l’idea di raccogliere una decina di canzoni, scritte precedentemente, e dargli nuova vita. Nasce così il progetto NavenerA dove Marco, per la prima volta si mette in gioco come cantante. Esce a settembre In Fondo, album che si compone di dieci tracce inedite nelle quali si mischiano rock, psichedelia, pop, industrial, progressive, punk, world music e elettronica.

 Lo abbiamo incontrato e ci siamo fatti raccontare di NavenerA e del nuovo album In Fondo.

 

 Ciao Marco, innanzitutto grazie per essere con noi! Parliamo un po’ di NavenerA, il nuovissimo progetto. Come è nato e qual è il significato dietro il nome della band?

Grazie a te! Il nome è arrivato leggendo un libro sulla storia del Giappone; nell’antichità i Giapponesi chiamavano “navi nere” le imbarcazioni che apparivano lontane sull’orizzonte del mare, e che a causa della distanza apparivano scure e cariche di mistero e di incognite… A me è subito venuto in mente un immaginario legato ai pirati e mi è piaciuto legare il progetto a un’idea di ribellione, di stare contro il sistema.

“In Fondo” è un’opera che unisce musica e graphic novel. Come hai avuto l’idea di combinare questi due mondi, e quale relazione c’è tra le canzoni e il fumetto?

L’idea è nata per usufruire di un mezzo espressivo in più, per avere un livello di narrazione che accompagnasse la musica. La relazione tra fumetto e canzoni sta nelle tematiche ricorrenti in entrambi i lavori, quelle che mi stanno a più cuore: la liberazione animale, l’antispecismo, la condanna di un sistema che ci vede tutti schiavi, la necessità di aprire le gabbie.

La tua carriera musicale è ricca di esperienze, dalle band come Ustmamò ai progetti con artisti come Cristina Donà e La Crus. Come ti ha influenzato questa lunga esperienza musicale nella creazione di NavenerA?

Mi considero molto fortunato ad aver lavorato con i nomi che hai citato. Da ogni singola esperienza ho imparato tantissimo, in termini di scrittura. Ho sempre cercato di non limitarmi al mio ruolo di batterista, con un occhio di riguardo per la forma canzone, i testi, le suggestioni che la musica riesce a creare. Anche il fatto di vedere al lavoro produttori come Roberto Vernetti, Manuel Agnelli, o Madaski, mi ha fatto capire molte cose su come si costruisce una canzone.

Una delle caratteristiche principali di “In Fondo” è la varietà di generi musicali che spaziano dal rock alla psichedelia, fino all’elettronica. Come hai scelto di mescolare questi stili diversi e cosa rappresentano per te?

Forse non è stata esattamente una scelta… Io scrivo in modo molto istintivo, le canzoni mi arrivano in testa già nella loro forma definitiva, ed evidentemente tutto ciò che ho ascoltato negli anni ha lasciato qualche traccia che poi inevitabilmente viene fuori, e io non vedo ragione per restringere l’orizzonte sonoro ad un solo genere.

 

In molte delle tracce dell’album, come “Scimmie” e “Il Ventre della Terra”, parli di liberazione e di lotta contro le convenzioni. Cosa pensi che la musica possa fare per stimolare un cambiamento sociale o personale?

La musica, come ogni forma d’arte, ha una grande potenza espressiva e io credo fortemente nel dovere di prendere posizioni chiare da parte degli artisti, soprattutto in un momento storico come questo. Penso che lo stimolo più forte verso un cambiamento stia semplicemente nel dare il buon esempio, senza paura di risultare “scomodi”.

Parliamo un po’ del tuo ruolo come cantante in questo progetto. Come ti sei preparato ad affrontare questa nuova dimensione musicale e quale impatto ha avuto sulla tua espressione artistica?

Il mio obiettivo primario non era quello di diventare un cantante virtuoso, ma di essere in grado di far passare i miei messaggi in modo credibile. Mi ha aiutato tantissimo Marina Marauda, una vocal coach bravissima che mi ha fatto lavorare sul controllo, l’espressività, l’intenzione e il timbro.

Ma la sorpresa più bella è stata quando ho cominciato a fare le prove per i live e mi sono reso conto che suonare la batteria cantando necessita di una naturalezza che mi fa essere molto più fluido in entrambi i ruoli. Inoltre, cantare i miei testi e metterci la faccia è indubbiamente una grossa responsabilità, ma le emozioni che tornano indietro sono impagabili.

NavenerA