Spotify e affini sono diventati una sorta di archivio storico digitale delle band perdute.
A scavarci dentro si rischia (davvero un bel rischio, da accettare volentieri comunque) di ritrovarsi ad ascoltare vecchi dischi che avremmo perduto tra gli scaffali, sotto qualche mobile tra un trasloco e l’altro, prestati a chissà quale amico che non abbiamo più rivisto. O, più semplicemente, dischi che non abbiamo mai acquistato a quel concerto che pure ci era piaciuto così tanto, dischi che invece ora abbiamo la possibilità di scovare facilmente.
È un po’ il caso dei Deasonika, che avevano accompagnato più di un mio viaggio solitario in treno quando, nell’ormai sorpassato dalla scena it-pop 2004, circolava quel “Piccoli Dettagli Al Buio”.
In realtà attivi sin dal 1995 con un progetto di cover, la band pubblica il loro disco di debutto “L’Uomo Del Secolo” nel 2001 (quindi per capirci: magico ed etereo periodo di “Vamos A La Playa” e di Neffa che pubblicava “La Mia Signorina”).
Anima nera di una scena decisamente più arrabbiata e meno intimista che comprendeva anche i Marlene Kuntz ai tempi del loro celebre brano La Canzone Che Scrivo Per Te, che vedeva la partecipazione di Skin.
Era il periodo in cui il rock alternativo degli Afterhours passava su MTV, era il periodo in cui l’Italia sembrava allineata con la scena internazionale e sembrava che noise, post-rock e post-punk sarebbero durati per sempre.
In questo fervido brulicare di bei suoni, i Deasonika s’imponevano con il loro cinismo di matrice new wave, una voce maschile delicata (quella di Max Zanotti) e libera dalla rabbia del rock canonico che, facendo un azzardo influenzato da un’immensa nostalgia, si può dire non abbia avuto niente da invidiare a quelle di Thom Yorke e Jeff Buckley.
Segue quel piccolo e intenso capolavoro dal titolo “Piccoli Dettagli Al Buio”, pubblicato nel 2004.
Prima delle webzine di musica, prima che il successo di un album si misurasse in base alla quantità di recensioni positive, prima addirittura di Bomba Dischi e Undamento che, seppur realtà oggettivamente giovanissime, ci sembrano dettare legge sugli in & out musicali praticamente da sempre.
Con suggestioni à la Massive Attack e Nine Inch Nails, “Piccoli Dettagli Al Buio” è un’oscura storia d’amore di chi trova la sua compagna così bella, da desiderare che questa sua bellezza non veda mai più la luce del giorno, in un lamento ipnotico, quasi disturbante, in cui ogni romantico dal timido sguardo un po’ psycho può riconoscersi.
Ciò che più mi colpì di “Piccoli Dettagli Al Buio”, e che continua a colpirmi tutt’ora, è la lucidità estrema dei testi, niente contorsionismi lirici, nessuna figura retorica incomprensibile. Solo una limpida chiarezza sofferente, che a parlare di tormenti non serve nessuna metafora.
Avevo scoperto quest’album quando mi riempivo lo zaino di dischi da ascoltare su un vecchio lettore portatile, di quelli circolari dai colori orribili.
L’avevo cancellato dalla testa, dimenticato. Eppure era lì, ben nascosto e allo stesso tempo ben radicato in qualche angolo buio della mia testa.
Mi son bastate poche note per realizzare che un tempo dovevo aver consumato quell’album, come anche gli altri, dei Deasonika. Un tempo realtà affermata del rock alternativo italiano, da una decina d’anni a questa parte praticamente scomparsi.
E viene da immaginarseli ora, anonimi impiegati statali (sto esagerando eh!) da qualche parte in Italia, magari con conoscenti ignari dei piccoli capolavori musicali che sono stati compresi in un passato che è impossibile non rimpiangere.
Chissà che fine hanno fatto i Deasonika.
Di Smoking Area