Una lunga fila quella che si diramava fuori dal Palais 12 a Bruxelles per una delle tappe dell’attesissimo tour dei Massive Attack. La band ha deciso di “portare a spasso” una versione aggiornata di Mezzanine, album che vide la luce nel 1998, immaginando come sarebbe stato oggi a ventun’anni di distanza.
Sono le 20, fuori si scivola sulla neve e si fanno i controlli di sicurezza – o presunti tali – per accedere a quest’enorme edificio che sembra più un sito di fiere e congressi. Finalmente si entra, la musica di sottofondo è una selezione di pezzi pop targati anni Novanta. Alla terza canzone, dopo una ricerca su Google per verificare se l’anno d’uscita è proprio quello pensato, mi rendo conto che sono tutti dello stesso anno. Il 1998. L’anno di Mezzanine.
Non saprei dire se si è trattato di una scelta dei Massive Attack o dell’organizzazione locale. Ma di certo ha fatto centro nel cuore della carovana di nostalgici presenti all’evento, gente che darebbe l’anima per rivivere momenti di quegli anni. Tra questi mi ci infilo anche io e Mezzanine fa parte dei miei ricordi del tempo. Mi fa venire in mente l’audiocassetta registrata da quella originale di un’amica. Il mio walkman per mesi ha sputato solo quei brani. Avendo solo il tasto “fast forward”, per ascoltare più e più volte i miei pezzi preferiti dovevo fare un gran lavoro di pazienza. Togli la cassetta, rimettila dall’altro lato. Manda avanti.
Il momento amarcord finisce perché, a giudicare dai fischi e dalle luci, pare che l’operazione nostalgia più in grande sia pronta per partire.
Immagini di bambole e fabbriche in Cina, di Britney Spears inseguita dai paparazzi, della famiglia reale inglese. Di sottofondo qualcosa di pop-rock, quasi non capisco se si tratta davvero di loro. Invece intravedo Robert Del Naja tra lo stuolo di musicisti presenti sul palco. E al secondo pezzo, per la precisione Risingson, mi rassicuro perché vedo anche entrare Grant “Daddy G” Marshall. Come mi aspettavo ci sono tante immagini mirate, elementi di denuncia socio-politica che non risparmiano niente e nessuno. Il bersaglio preferito del duo di Bristol è il mondo anglosassone, Donald Trump e la cara vecchia patria britannica.
Gli ospiti del disco si materializzano via via sul palco, fatta eccezione per Sara Jay, voce di Dissolved Girl, sostituita dal video di una donna che canta in playback di fronte a una webcam. Presente all’appello invece il sempreverde cantante jamaicano Horace Andy. Nonostante l’andatura claudicante, offre ancora una voce calda e potente per intonare le parole di Angel, Man Next Door e Exchange.
Come annunciato prima dell’inizio del tour, anche la promessa di avere Elizabeth Fraser è stata mantenuta.
La voce candida dei Cocteau Twins ha solcato il palco durante la serata anche durante l’esecuzione di pezzi inediti. Come si legge sul web, ha partecipato attivamente alla realizzazione di Mezzanine XX1, ossia la rivisitazione dell’omonimo disco del passato più nuovi brani. Tutti aspettano con ansia lui, per molti il “leitmotiv” dell’album. Lei c’è ed è l’anniversario di Mezzanine: è il momento perfetto per godere appieno di Teardrop” Quell’aura magica appena creata viene rovinata da un muro di smartphone che si innalza sopra il mio metro e 64 centimetri. Mi vedo perciò costretta a sbirciare il palco tra le braccia alzate di chi non riesce a godersi un momento senza la smania di doverlo immortalare – e poi sicuramente condividere.
Eleganti e precisi come sempre, ermetici fino all’osso – il giorno dopo la pagina dell’evento pullulava di commenti negativi circa la freddezza nei confronti del pubblico – i Massive Attack hanno concluso dopo circa un’ora e mezza questa rimpatriata nella fine dei Novanta. Rivederli a distanza di quasi 11 anni mi fa ricordare un cenno di quel famoso calore la cui mancanza è stata vivamente contestata. Ma mi ricordo anche che sono musicisti, intrattenitori del gusto. Non mi aspetto perciò i saluti, spesso falsamente cortesi, o le varie frasi di circostanza sulla partecipazione del pubblico nelle diverse città. Mi aspettavo solo di capire cosa quelle geniali teste stessero partorendo per questa ricorrenza. E quello a cui ho assistito non ha di certo disatteso le aspettative. D’altronde, come recitava una delle tante frasi che passavano sullo schermo durante il live, “If you liked that you will like this”.