Poco più di un mese di vita ed il nuovo disco di Lucio Leoni, “Il Lupo Cattivo”, sta già riscuotendo un discreto successo.
Lucio Leoni a vinto la prima edizione del Premio Freak, il premio dedicato alla figura di Freak Antoni lanciato dal MEI, COOP Alleanza 3.0 e dall’associazione We Love Freak, con il sostegno della Regione Emilia Romagna.
Fresco di ospitata al programma Radio 3 Fahrenheit, in diretta dal salone dell’editoria “Più Libri Più Liberi” di Roma, il cantautore romano sta promuovendo il suo terzo album uscito il 10 novembre per Lapidarie Incisioni e iCompany.
Di Lucio Leoni si dice che sia “uno dei pochi artisti italiani capaci portare in canzone i monologhi viscerali tipici del teatro interiore, strutture rap e impeti punk, pur mantenendo un forte legame con la tradizione cantautorale italiana”.
Ha attirato l’attenzione della stampa nazionale di settore (e non solo). Lucio Leoni ha addirittura presentato il disco nel GR Rai e a Webnotte di Repubblica.it, la trasmissione condotta da Ernesto Assante e Gino Castaldo.
Il lupo cattivo è reale. Lo incontriamo tutti i giorni. A volte fatichiamo a riconoscerlo. Elaborare ed affrontare un lupo cattivo non è scontato, né semplice. Ma è necessario al percorso che porta dalla casa della mamma alla casa della nonna.
Si impara che uccidere un lupo cattivo non è una soluzione plausibile. Si impara che il lupo cattivo è anche parte di noi e si impara a rispettarlo: ‘che è bestia sì, ma anche noi lo siamo.
Ogni brano è un lupo cattivo diverso, ogni brano è un incontro con un aspetto diverso di una qualche paura, sconfitta, sfida, pericolo. E a modo mio ho provato a raccontarli per tornare a casa.
L’espediente del “lupo cattivo” è usato in maniera provocatoria da Lucio Leoni, per parlare di emozioni universali e concetti senza tempo. Lo scopo è costruire una sorta di “saggio sull’esistenza”, che non porti con sé una data di scadenza.
Dieci brani originali e un’inedita rielaborazione di una canzone di Luigi Tenco, “Io sono uno”. L’artista le dà una nuova veste, arricchendola con le parole, sempre di Tenco, estratte da un intervento del 1966 al “Beat 72” su “La canzone di Protesta”.
Lucio Leoni ha sempre amato la musica, anche se per un momento della sua vita ha inseguito il pallone, attività rivelatasi fallimentare. Probabilmente però è stata utile, insieme all’esperienza statunitense, per riportarlo sulla “retta via” e fargli riprendere, per fortuna, la sua carriera musicale.