Sono le 22.30 e il Monk è in sold out: le luci si accendono con un tempismo impressionante (soprattutto per chi a Roma è ormai abituato a concerti che iniziano sempre più tardi) e i Tre Allegri si presentano sul palco in un boato collettivo.
La folla è davvero variegata, si va dai 6 anni in su. Già, oltre agli aficionados e ai tantissimi ragazzi vedo fra il pubblico parecchi bambini, che di lì a poco conquisteranno il pit. Fra questi, uno in particolare guadagnerà il palco, ma questa è un’altra storia.
I TARM sono in grandissima forma: Davide Toffolo con la sua vaporosa pelliccia bianca e nera a mo’ di mantello; Luca Masseroni dotato della sua immancabile tutina-scheletro super aderente; Enrico Molteni nella maglietta realizzata appositamente per questo nuovo tour.
A tre anni da Inumani è evidente come la band abbia una gran voglia di presentare al pubblico romano il nuovo Sindacato dei Sogni, pubblicato ovviamente da La Tempesta (la loro etichetta indipendente, che produce anche Sick Tamburo, Blindur, Lo Straniero, etc.).
E si parte infatti con le canzoni più recenti: Caramella, Una ceramica persa in California e Calamita. La seconda dal sapore spiccatamente psichedelico. La psichedelia è una caratteristica che accomuna un po’ tutto il nuovo album, in effetti, ma in questo brano si impone particolarmente con forza. Poi Bengala, dolcissimo secondo singolo, e C’era un ragazzo che come me non assomigliava a nessuno, splendido salto negli anni ’80 della provincia italiana.
Arriva la delicatezza di Difendere i mostri dalle persone e I Cacciatori e da qui in poi è tutto un viaggio a perdifiato in un sound essenziale, che unisce il rock al reggae e costruisce sopra ad essi splendidi testi, sempre in equilibrio fra poesia e leggerezza.
I Tre Allegri sono un pilastro della scena alternativa italiana e non hanno paura di smentirsi. Sanno quanto il pubblico li ami e non hanno paura a chiedere ed ottenere calore e appagamento in cambio della loro musica. Un rapporto strepitoso quello fra Toffolo e il pubblico, che più di una volta si presta a giochi e siparietti.
Oltre un’ora e mezza di concerto, una carrellata di brani vecchi, nuovi e vecchissimi.
Si ascoltano infatti tutte le fasi della band in questa macchina del tempo: in un attimo siamo alla fine degli anni ‘90, con Catena, Occhi Bassie Prova a star con me un altro inverno a Pordenone. Una band agli inizi, i primi concerti a Milano. Poi ecco di corsa i Duemila: Il mondo prima e Mio fratellino ha scoperto il rock’n’roll, splendida versione italiana del brano degli Art Brut. Si arriva anche alla cumbia di In questa grande cittàe alle atmosfere ovattate di Di che cosa parla veramente una canzone.
In sintesi: un concerto strepitoso, per la carica di band e pubblico e per la qualità della musica. Nessuno esce insoddisfatto questa sera e i TARM si riconfermano essere, semmai ce ne fosse stato bisogno, un concentrato di passione, talento e cuore.
Foto di Mattia La Torre