Tecnica, talento e presenza scenica. Al largo Venue i Lizzard e poi i Soen hanno fatto tremare le mura della Capitale.
È giovedì sera e l’afa romana è fastidiosa come la campagna elettorale per le elezioni politiche. È ancora estate e si suona ancora all’aperto e magari in riva al mare.
Inaspettatamente i concerti al Largo Venue sono iniziati puntuali, tanto puntuali che ci siamo persi il primo gruppo previsto in scaletta: i finlandesi Ocean Hoarse.
Ad ogni modo ad accoglierci sul palco troviamo i Lizzard, band art-rock francese molto particolare e interessante: il chitarrista e cantante con una potenza vocale notevole, la batterista al centro del palco che picchia le pelli e i piatti come se non ci fosse un domani e il bassista, rigidissimo nelle sue spalle strette, ma molto attento ai cambi di ritmo e preciso come una lama di rasoio. Piacevolissima sorpresa.
Alla fine dello show dei Lizzard l’enorme stanzone del Largo Venue si riempie e quando salgono sul palco i Soen l’aria è pesante e l’umidità non aiuta, ma tutta quella gente in un concerto al chiuso ci fa capire quanto sia stimata la band svedese.
Il supergruppo capitanato da Ekelöf, dopo aver atteso pazientemente i vari stop&go dovuti alle restrizioni da pandemia, è riuscito a metter su un tour di 25 date in Europa, di cui tre in Italia (Milano, Roma e San Donà di Piave in veneto), e 20 date in Nord America per la promozione IMPERIAL, loro ultimo lavoro in studio.
Con questo disco il gruppo è arrivato a quota 5 dischi e IMPERIAL uscito (ormai) all’inizio del 2021 può considerarsi la perfetta evoluzione dei suoi predecessori. Si tratta di otto tracce per 40 minuti di musica che strizzano l’occhio più al metal che alle progressive con ampi spazi per gli assoli. La loro ballata più completa e di impatto Illusion conferma quell’attitudine “pop” della band (se andate sul profilo spotify dei Soen vi renderete conto che i brani più ascoltati sono proprio le ballad, sempre presenti in ogni disco).
Sebbene dal vivo non possiamo pretendere la perfezione che si ottiene in sala di incisione, la potenza del suono unita ad una velocità supersonica non permette sbavature e, nonostante un’acustica non eccellente, il gruppo fondato da Joel Ekelöf e Martin Lopez riesce a mantenere un sound pulito e privo di errori. L’esperienza e la tecnica dei 5 musicisti sul palco unite alla bravura del fonico riescono a portare a casa il risultato nonostante le criticità del locale per quel tipo di musica.
Testi di Damiano Sabuzi Giuliani e foto di Giulio Paravani