Non si capisce perché San Diego non sia ancora diventato uno degli idoli della nuova musica italiana.
San Diego – Il suo è un progetto originale ma in perfetta sintonia coi tempi; la chiamano vaporwave e in Italia è tra i pochissimi a proporla: atmosfere intense e coinvolgenti, melodie ben costruite, testi diretti che pescano a piene mani nella tradizione cantautorale italiana, il tutto sorretto da un’intelaiatura elettronica dai riff più che ammiccanti e dal sapore internazionale.
Probabilmente è solo questione di tempo. In effetti, pur ritrovando nella sua musica elementi comuni come lo sguardo nostalgico nei confronti della musica sperimentale italiana (e non) degli anni Ottanta, San Diego non è proprio indie. Meglio.
È l’ultima data del tour del suo disco d’esordio, Disco, uscito nel 2017, e l’emozione e la triste felicità che accompagna la fine di un’avventura si percepisce nell’aria. In più siamo a Le Mura, a Roma, il luogo da cui tutto ha avuto inizio più di sessanta date fa.
Sul palco ci sono i due compari di San Diego, ai synth e al basso, e l’apertura è affidata a Lo Sgargabonzi con Conchiglie, pezzo recitato e stralunato dall’ironia surreale.
San Diego è sotto al palco a godersi il live, divertito, pronto per iniziare a cantare Agosto, a ricordarci forse la fine dell’estate che corrisponde alla fine (per ora) del suo lungo viaggio in giro per l’Italia.
Poi Meme, per “romanticoni” e Meteo, anch’esso cronaca di un amore che si scontra con la realtà ma che fa scaldare il pubblico che canta e balla.
Quel pubblico che questa sera ha sfidato il giovedì e la pioggia e che non delude, pronto a esplodere con Festivalbar, nuovo singolo dell’estate di San Diego, inno alla spensieratezza estiva (“e adesso voglio ripartire con la mia supercar / col vento in faccia guido verso il festivalbar / sotto questo sole vamos a bailar /viaggio all’infinito ma resto sempre qua”) che gioca con autoironia sui luoghi comuni dei nostri tempi (“Ridi te / io c’ho la memoria piena”).
Arriva poi il momento di un pezzo nuovo, energico e in continuità con Disco – che fa pensare a un nuovo album che sta prendendo forma – seguito da Campionessa, lentone vaporwave; Aquagym, dal riff che ti entra in testa e non esce più; Andamento lento, omaggio a Tullio de Piscopo (per la serie non nascondiamo il nostro amore per gli Ottanta); e infine Vueling, uno dei classiconi di San Diego, primo singolo estratto dall’album addirittura nel dicembre 2016 (“tu puoi planare se vuoi / io no / perché io non volo / perché non lo so che faccio qui / perché non lo so perché vivi / io muoio tu ridi / ma che è la festa tua?“).
Ma per fortuna non è finita, c’è ancora tempo per Paperopoli, sotto le cui note il pubblico si infiamma – la band si diverte e fa divertire -; e Dio, la mia preferita, che inizia così: “mi butto dal balcone e penso a noi” – fulminante.
Sembra tutto finito, i tre sono visibilmente provati, ma dal pubblico emerge sempre più pressante il coro “se non metti l’ultima noi non ce ne andiamo”, ed è così che la band di San Diego chiude il live con Ancora tu di Battisti, riarrangiata per l’occasione e perfettamente incastonata nella proposta sonora e testuale del progetto.
Marcø Blarzino/Talenti Digital chiudono la serata con il loro Dj Set.
A cura di Malatesta, foto di Mattia la Torre