I Pinguini Tattici Nucleari sono l’esempio di come un gruppo “indie” di nicchia, con impegno e perseveranza, riesca ad avere successo e a riempire un palazzetto.
È stato proprio Zanotti che ad inizio concerto ha ricordato al pubblico che quando venne a Roma “tanto tempo fa” a ‘Na Cosetta c’era poca gente e nella capitale non se lo filava nessuno. Non stiamo parlando di una vita fa.
Basta tornare indietro al 2015/2016: me lo ricordo perché c’ero. C’ero anche alle serate organizzate da Kahbum quando Zanotti veniva al Lanificio con il suo compagno di viaggio Eugenio (Eugenio in via di Gioia), per rifare dal vivo la canzone dedicata a Salvatore Aranzulla.
Si trattava di uno dei pezzi di maggiore successo della prima stagione della web serie. Ma il pubblico era ancora poco e non era detto che fosse lì proprio per vedere il frontman del gruppo di Me want Marò back.
Come si passa da questa realtà a quello che ho visto all’Atlantico Live l’altra sera?
Andiamo con ordine. I Pinguini iniziano lo show con Tetris: come la maggior parte dei gruppi in tour con un disco appena uscito, anche loro puntano sui pezzi più conosciuti per scaldare il pubblico nella prima parte del live.
Sarà una costante della scaletta dei Pinguini: alternare i vecchi successi con le nuove canzoni tratte da Fuori dall’Hype, ultima fatica discografica uscita lo scorso 5 aprile. Giusta strategia di chi teme che puntare tutto su canzoni nuove possa creare quell’effetto “silenzio tra il pubblico”.
Ed è qui che i Pinguini sbagliano: il pubblico di un Atlantico quasi pieno canta all’unisono tutti i pezzi, sia quelli dei vecchi dischi sia quelli del disco appena uscito. È su questi dettagli che si può pesare il fenomeno.
Il successo dei Pinguini non va letto in maniera puramente commerciale: non sono delle rock star in Rolls-Royce e rolex.
Il gruppo di Zanotti va avanti per la sua strada con la stessa formula degli inizi: testi articolati e complessi, carichi di figure retoriche e simbologie, ironici, scanzonati e spudoratamente romantici, testi che inquadrano alla perfezione le relazioni dei ventenni di oggi e che sono accompagnati da un sound altrettanto variegato e attento alle sfumature.
Il successo dei Pinguini l’ho visto negli occhi e sulle bocche del pubblico che ha seguito, dall’inizio alla fine, il gruppo di Zanotti: cantando, ridendo, saltando in un’esplosione di gioia. Non si fanno mancare nulla, nemmeno gli “accendini” (ovvero le luci dei telefonini) in alto sul singolo Fuori dall’Hype.
Tanta è dunque la strada percorsa dalle cantine di Bergamo ai sold out di questo tour. Da “cartoni animali” al loro primo disco con una major.
Lo so: avrei dovuto scrivere un live report e concentrarmi sulla scaletta, sulle sfumature della serata e meno sulla lettura soggettiva del “fenomeno Pinguini”.
Ma questo è quello che volevo condividere. Spero vi rifacciate gli occhi con le foto di Davide Canali e comunque, per chi ieri sera si è perso questo fantastico show, può sempre rifarsi al concertone del Primo Maggio in Piazza San Giovanni.
Chapeau Capitan Zanotti.
Foto di Davide Canali