Cade la pioggia e piovono i ricordi.Inizia così, con Via Padana Superiore dei Timoria, il concerto di Omar Pedrini al Largo Venue.
Lo show di Omar Pedrini inizia con più di un’ora di ritardo ma ai presenti sembra importare poco. Arriva Omar. Si infila di corsa nel backstage. Dopo un attimo eccolo lì, sul palco svuotato dopo l’esibizione del gruppo spalla. Rimane Pedrini solo con l’essenziale: la sua voce, una chitarra acustica in braccio e il suo chitarrista con quella elettrica.
C’è poca gente. Perfetto per l’atmosfera intima voluta dall’ex frontman dei Timoria, sulla scena rock italiana ormai più di trent’anni. Alla continua ricerca di un dialogo con i presenti parla, introduce e spiega le canzoni, ma soprattutto canta con tutta l’energia e il fiato che ha in gola.
Alza subito il tiro facendo, come seconda canzone della scaletta, il singolo tratto dall’omonimo album del 2017: Come se non ci fosse un domani, che in versione acustica è veramente bella, quasi migliore della versione sul disco.
Parla Omar. Parla del senso della musica, del rock’n’roll e del punk citando Johnny Rotten dei Sex Pistols.
Proprio per rimanere in tema fa Freak Antoni e alla fine attacca subito con qualche strofa di Shine on you crazy diamond dei Pink Floyd. Bizzarro accostamento, ma poi penso all’ex cantante degli Skiantos che purtroppo ha lasciato questo mondo nel 2014 e tutto torna.
Torniamo indietro al 1993 con Senza Vento (pezzo suo ma ai tempi cantata da Francesco Renga), forse la canzone più energica della serata. Pedrini si alza dal suo sgabello e picchia sulle corde della chitarra acustica oscurando di fatto la chitarra elettrica che continua a tracciare le melodie.
Per poi tornare al suo ultimo lavoro con Fuoco a Volontà che – ci spiega – parla del problema dei cambiamenti climatici e per questo è carica di rabbia.
Con la canzone d’amore Lulù (“io sono uno che crede ancora nell’amore, nonostante tutto”) ci avviamo verso la seconda parte dello spettacolo che include anche i bis: di fatto chiude lo show con “una canzone che neanche presento, tanto sono sicuro che la canteremo insieme”: Sole Spento.
Nei bis fa una bellissima versione di Redemption Song che presenta come “la canzone preferita di Joe Strummer” e chiude lo spettacolo riportandoci ancora una volta ai Timoria dei primi anni Novanta con Sangue Impazzito.
Vi dirò: questo concerto mi è veramente piaciuto.
Non mi aspettavo un’atmosfera così intima e forse la mia valutazione è alterata da questo. Devo ammettere che Pedrini è una vera rock star, si sa adattare bene al contesto, è bravo e – nonostante ne abbia passate tante (su questo vi consiglio di leggere una sua intervista su Il Fatto Quotidiano per i suoi 50 anni) – è un grande performer.
Ma ora basta parole, vi lascio agli scatti del mio sparring partner Daniele Confetto.