Nonostante le misure di contenimento pandemico e un repertorio limitato i Little Pieces Of Marmelade hanno infuocato la venue a due passi dal Colosseo Quadrato.
Quest’estate si è parlato molto del rock italiano, complice soprattutto la doppia vincita (a Sanremo e all’Eurovision) dei Måneskin.
La band romana è riuscita nel doppio intento: far tornare di moda certe sonorità in patria ed emergere all’estero, fattore di certo non scontato dato che per trovare rock band italiane di successo dentro e fuori i confini nazionali dobbiamo tornare indietro nel tempo con la PFM, i CCCP o Lacuna Coil giusto per fare qualche esempio.
Ma il seme di questa rinnovata attenzione per le rock band italiane nel mainstream lo dobbiamo anche ai Little Pieces of Marmelade che hanno tenuto banco per tutta l’edizione 2020 di X Factor Italia arrivando in finale.
I LPOM sono un duo di ventenni (Daniele e Francesco) di Filottrano (comune di circa 9.000 anime della provincia di Ancona). Sono solo due ma non hanno nulla da invidiare a band di 4 o 5 elementi. Il loro stile è indefinibile e sul palco di X Factor hanno suonato di tutto, dall’hard rock al grunge al post-punk.
Grazie alla loro alchimia unica sono riusciti, puntata dopo puntata, a battere quasi tutti i concorrenti della kermesse di Sky fino ad arrivare sul podio al secondo posto.
Il loro primo EP (L.P.O.M.), uscito a dicembre 2020, contiene in pratica inediti e cover presentati durante il programma X-Factor 2020, tra cui pezzi forti come Sabotage dei Beastie Boys, una versione ancora più aggressiva di Gimme All Your Love degli Alabama Shakes, una versione davvero originale di I Am The Walrus dei Beatles. Ma anche loro pezzi originali: One Cup of Happiness, l’omonimo LPOM e la delicatissima Akane che ricorda certi pezzi lenti dei Sonic Youth e Alice in Chains.
Dopo averli visti a lungo in TV da settembre a dicembre 2020 e il necessario stop ai concerti nella prima parte del 2021, finalmente anche i LPOM sono riusciti a calcare i palchi di mezza Italia con un mini tour tra luglio, agosto e settembre. Dopo questa data romana suoneranno ancora a Firenze (il 22 settembre all’Ultravox insieme ai loro compagni di battaglie su SKY1 i Melancholia), a Torino (nella versione estiva dell’Hiroshima Mon Amour, il 23 settembre) per arrivare addirittura a marzo del 2022 con una data all’Alcatraz di Milano.
Il concerto romano non ha deluso: energia e capacità tecnica, cui si aggiunge uno spirito giocoso e scanzonato.
Daniele Ciuffreda (aka DD) pesta come un pazzo i tamburi nascosto dietro la sua batteria Ludwig e contemporaneamente riesce a cantare con una tale potenza da sfiorare il grindcore. Ricorda un po’ lo stile Rodrigo Alfaro, il cantante e batterista della band svedese Satanic Surfers. Nonostante il casino che fa, rimane composto sul suo sgabelloo, spalle dritte e petto in fuori. E mantiene la stessa intensità per tutto il set.
Francesco Antinori (aka Frankie) da parte sua brutalizza le chitarre (ne cambia ben 4 in un’oretta di concerto), salta e si scatena facendo roteare i suoi lunghi capelli neri pur rimanendo concertato sugli accordi e le note.
Entrambi sono uno spettacolo da vedere e da ascoltare non solo perché la loro performance è piuttosto unica ma anche perché sembra prendano tutto con uno spirito scherzoso, allegro e incosciente.
Insomma, si divertono un sacco e fanno divertire il pubblico forzatamente seduto. L’ansia da prestazione di Xfactor è alle spalle e ora devono solo dimostrare di riuscire a tenere duro in una tipologia di concerto stancante e carica di tensione. Ma, con un sorriso innocente e menefreghista, reggono benissimo tutto il set di 15 canzoni (per un oretta di musica).
Certo, vedere un concerto di questo tipo da seduti è limitante e frustrante, e in questo periodo lo abbiamo constatato in pratica con tutti i live che abbiamo seguito con CSImagazine. Speriamo che le cose cambino presto…prima del loro prossimo passaggio nella capitale.
di Damiano Sabuzi Giuliani