Vedere Claver Gold dal vivo per me è la chiusura di un cerchio: le impressioni positive che mi trasmettono i suoi dischi hanno trovato conferma nella resa live
Ne ho sentito parlare per la prima volta durante una chiacchiera con Murubuto nel 2019: gli avevo chiesto qualche consiglio di ascolto di artisti della scena hip hop contemporanea e l’artista reggiano mi aveva fatto proprio il suo nome. L’anno dopo Claver Gold era a fianco di Murubuto nell’immenso disco Infernum, il concept album che ha dato una nuova chiave di lettura della Divina Commedia di Dante Alighieri (ne ho parlato qui). Già da questo LP avevo capito che Claver Gold aveva stoffa da vendere e al contempo una capacità di fare rap diversa dagli altri “…colleghi che ora fanno le puttane” tanto per citare un suo pezzo (ndr: “Il coraggio di dirti” in Questo non è un cane, 2022). Il rap di Claver Gold è qualcosa di più alto, più colto e cerebrale, ma allo stesso tempo vicino alla strada e al linguaggio comune.
L’ho incontrato ancora durante l’ascolto di Suono Sporco, il disco di Dj Fede del 2022, nella traccia Metaforico Malinconico. Poi sono stato un po’ sfortunato: doveva venire a Roma a dicembre del 2022, ma quella sera annullò il concerto per un’influenza (recuperò la data a gennaio 2023, ma quel concerto andò solo il fotografo Giulio Paravani).
Insomma, nonostante la sfortuna di non averlo mai visto dal vivo, negli anni ho seguito Claver Gold e imparato a conoscerlo: Requiem, Infernum, e Questo non è un cane (ripubblicato in versione “domo” con un sacco di artisti nel 2024) sono nella mia lista dei dischi rap preferiti.
Il concerto a Largo Venue ha confermato tutte le mie aspettative: Claver Gold è un ottimo storyteller, ha una buona presenza scenica, sa come interagire con il pubblico e nonostante nonostante tratti spesso nelle sue storie tematiche di un certo tipo (questioni sociali, storie di impegno, di abusi, di droga, nichilismo, ma anche coraggio e ribellione) il sorriso non manca mai.
Il suo divertimento sul palco è genuino e fa sentire a suo agio gli ospiti, anche quando tra loro c’è un mostro sacro come Kaos (che abbiamo visto a marzo per il Fastidio Tour) che sale sul palco per un paio di pezzi e a lato del palco, nel backstage a godersi il concerto, c’è un’altra istituzione del rap: Dj Baro (Colle der Fomento). Inoltre, a parte la barra nella canzona sopra citata, direi non c’è stato dissing verso altri rapper… cosa che ormai è totalmente abusata nel genere.
Bellissimo poi il finale: invita sul palco alcuni ragazzi del pubblico presi a caso per fare freestyle e qualcuno di loro spacca pure.
Mi sarebbero piaciute un paio di ciliegine sulla torta: per il pezzo In Nak Su Kao, che sul disco vede il featuring con Kaos e Danno, mi sarei aspettato di vedere sul palco anche il co-fondatore dei Colle Der Fomento, ma già Kaos è tanta roba e va bene così. Poi tra i fan che sono saliti sul palco alla fine avrei voluto vedere anche qualche ragazza alle prese con i sedicesimi. Lo so che sono momenti concitati e di euforia ma Claver: in futuro stai più attento sennò cadi anche tu nel cliché maschilista che il rap non è roba da femmine.
Foto di Giulio Paravani