Dicembre a Roma. Ci vuole motivazione per uscire la sera con il freddo che ti schiaffeggia e l’unica fonte di calore, mentre sei in motorino, il monossido di carbonio emesso dalle macchine incolonnate.
E ci vuole motivazione per arrivare a L’ Asino che Vola. Un bellissimo spazio decisamente fuori mano rispetto a zone in cui club, bar e locali si ammucchiano uno sull’altro per offrire a turisti e concittadini una bella serata in compagnia senza sbattersi troppo.
Nonostante questo (e con il senno del poi direi: proprio per questo) Davide ed io ci siamo imbarcati lo scorso martedì per andare a vedere Eleonora Betti della quale sapevo poco o nulla.
Arrivato in anticipo raccolgo informazioni su Eleonora.
Scopro che ha studiato musica classica, pianoforte ed è appassionata di jazz. La cosa che mi colpisce di più però è il suo amore per il fado portoghese. Una musica tristemente bellissima: solo chi ha avuto il piacere di sentirla dal vivo in qualche localetto di Lisbona può capire l’essenza di questa musica popolare.
Tornando a Eleonora Betti, lo scorso marzo ha fatto uscire il suo primo disco “Il divieto di sbagliare”: 9 tracce, di cui 3 in inglese. La curiosità di ascoltare questo disco dal vivo era troppo forte per saltare questo appuntamento.
Non mi dilungherò in un report sofisticato. Più che alle mie parole forse è bene porre attenzione alle bellissime foto di Davide. Ma vi dirò perché Eleonora Betti ci è piaciuta.
Ci è piaciuta perché, nonostante un gran bella voce, sa come lasciare spazio agli strumenti. La sua voce potrebbe essere tranquillamente la bacchetta di un direttore d’orchestra che guida le percussioni, la chitarra e il piano nella sinfonia.
I pezzi in inglese, dal vivo, sono fantastici: sporchi e belli allo stesso tempo creando un incrocio strano tra Kurt Cobain e Sinéad O’Connor.
Quando suona il piano trasmette energia (e al contempo delicatezza) con tutto il corpo. Si comprenderebbe l’intensità dell’esibizione anche se dal mixer non uscisse alcun suono.
La Betti ha condiviso il palco con il clarinetto di Agnese Valle per suonare insieme “Anche se non vuoi mai”. L’esibizione ha dato un tocco speciale all’intero show.
Per essere un martedì sera d’inverno a Roma all’Asino che Vola ne è valsa la pena: decisamente un bel concerto. La capitale è piena di piccoli concerti e artisti. Ma non sempre è facile trovare una perla, un piccolo grande gioiello da vedere e ascoltare per vivere qualche emozione forte. Anche solo per una sera.
Menzione speciale per L’asino che Vola. Sebbene sia fuori mano rispetto alle rotte commerciali romane, merita. Le balconate sopra il palco permettono di mangiare e bere comodamente seduti e, al contempo, godersi a pieno la musica e soprattutto vedere lo show da una prospettiva inusuale (vedete le foto “aeree” di Davide).
di Damiano Sabuzi foto Davide Canali