Dente ha quell’incredibile capacità di trasformare la sua malinconia, la sua solitudine e anche i suoi fallimenti in una festa.
Ne è la prova il concerto di ieri sera al Monk di Roma, sold out nonostante la partita della Roma.
Ammetto di essermi molto stupito: mi aspettavo un concerto malinconico e calmo con poche persone ai bordi del locale che ascoltavano in silenzio una musica leggera e tranquilla, mi sono ritrovato accanto, invece, giovani ventenni e cinquantenni nostalgici che cantavano all’unisono. Uomini e donne attente e vitali. Tutti insieme uniti da sorrisi, occhi lucidi e un’energia difficile da spiegare.
È sorprendente e ormai sempre più raro vedere questa sovrapposizione generazionale. In un’epoca polarizzante e divisiva, Dente riesce ad unire tutti: le sue sono storie universali che sfidano il tempo, invitano a riflettere, a continuare ad amare anche quando i nostri cuori sono stati calpestati e ridotti a brandelli.
Ieri sera al Monk è andata in scena la bellezza della coerenza di un artista che punta tutto sulla verità, che si sa mettere a nudo senza strategie di marketing o escamotage per rendere la sua musica pop.
Il cantautore di Fidenza ha pubblicato di recente “Hotel Souvenir” un disco di dieci brani tristi, ma allo stesso ironici e montati ad arte per stupire l’ascoltatore traccia dopo traccia.
Fate un esperimento: prendete solo i testi di queste canzoni e vi immergerete immediatamente in un mare di sconforto, ma se piano piano aggiungete le parti strumentali, gli arrangiamenti intrecciati ad arte e poi infine l’interpretazione vocale di Dente verrete avvolti da una dolce e pacata mestizia che non fa male, anzi vi invita a reagire e a guardare in faccia anche i vostri momenti più cupi.
Certo, nel disco ci sono pezzi da playlist estiva di Spotify (Discoteca Solitudine), ma si capisce da lontano che il contrasto tra il testo e la musica è frutto di una genuinità disarmante. Oppure canzoni che ricordano vagamente una propensione alla Tommaso Paradiso (Un anno da dimenticare) o echi de I Cani o, per essere più contemporanei, Tutti Fenomeni (La vita fino a qui realizzata insieme a Post Nebbia) e anche un’assurda canzone con le voci di Fulminacci, Giorgio Poi, Colapesce, VV, Ditonellapiaga e Dimartino (Il mondo con gli occhi).
Ma ci sta. Anche quando va fuori dalle righe, Dente riesce a rendere tutto coerente e coeso.
Giuseppe Peveri (nome all’anagrafe di Dente) è un grande autore, un buon interprete e decisamente un talentuoso show man accompagnato, dal vivo, da altrettanto grandi musicisti. Vederlo e ascoltarlo dal vivo è davvero uno spettacolo sensazionale.
Testi di Damiano Sabuzi Giuliani e foto di Giulio Paravani