Una serata al circolo Arci Bellezza e la bellezza di entrare in una sala in religioso silenzio.
In prima fila ci sono due ragazzi che si tengono la mano, lui destra e lei sinistra, rigorosamente distanziati, separati, e colmano lo spazio allungandosi e prendendosi la mano. Vorrei dir loro che se sono congiunti possono anche avvicinare la sedia e stare vicini (giusto?), ma sono così belli che non vedo l’ora di vedermeli così per tutto il concerto.
Stasera Cecco e Cipo qui a Milano, eredi di un piccolo e indissolubile successo che arriva da qualche passata edizione di X-Factor e in apertura il cantautore Francesco Savini.
Una cosa bisogna dirla, che le fan di Cecco e Cipo sono come devote, rispettano lo spazio che ospita il concerto come un tempio, e lo si vede dal silenzio reverenziale con il quale ascoltano proprio Francesco Savini, un cantautore abruzzese classe 1996 con un fascino vintage: sarà la chitarra acustica abbinata ai mocassini e un’onda tra i capelli che avrebbe apprezzato anche James Dean.
It-pop che si fonde le influenze della più grande scuola del cantautorato italiano, una visione sfiduciata del mondo dove siamo tutti maratoneti in fila per un bar e schiavi dei social media.
Il Bellezza si riempie di parole, mentre fuori in cortile si cena e ci consigliano il tiramisù e si riprendono i contatti con le persone relegate a mail e videochiamate da casa. Trovare così tanta tranquillità e attenzione per un opening, dopo due anni dove c’eravamo disabituati ai concerti, è quasi commovente.
E poi arrivano loro, Cecco e Cipo, che eravamo abituati a vedere alle cosiddette e generiche “feste della birra”, ai concertini da vivere abbracciati agli amici con le birrette in mano e i selfie da postare prontamente su Instagram. I paragoni sono inevitabili, non raccontiamocela.
L’idea di vedere Cecco e Cipo seduti al buio e con la nostalgia dei vecchi tempi andati non era sulla carta la cosa migliore che potesse capitarci.
E invece eccoci qui, seduti come ad una cena di famiglia, a iniziare con Vacca Boia e a finire che neanche ci si ricorda i dubbi con i quali s’era arrivati.
Cecco e Cipo, l’accento toscano e l’ironia tipica di quei due ragazzi che volevano fare i calciatori e ora raccontano in musica tutto il bello che c’è.
Una serata tra amici, come quando va via la corrente e si cena circondando la casa di candele, e si continua a ridere, nonostante tutto. Una magia bellissima!
foto di Simone Pezzolati