Un disco a tratti autobiografico, che fa luce e mette finalmente a fuoco una delle voci più interessanti della scena indipendente.
Ciao Vespro. Un primo EP durante un difficile periodo di ripresa. Come hai vissuto il momento del lockdown?
Ciao! Credo di aver vissuto il lockdown un po’ come l’hanno vissuto tutte le persone. Vivevo le mie giornate in loop, in modo pigro e svogliato e lì, per la seconda volta nella mia vita, la musica mi ha salvato.
Non ho ascoltato moltissime cose nuove, ho suonato a ripetizione alcuni album nuovi come After Hours di The Weeknd e poi mi sono abbandonato a tanta musica del passato.
Ma soprattutto, ho speso tutte le mie energie per chiudere il demotape assieme ai miei compagni di Kumomi: quella credo sia stata la cosa più figa di quei giorni vuoti.
Perché Mediterraneo? E perché adesso?
Mediterraneo perché è ciò che sono. Cercavo qualcosa di semplice, ma che fosse piuttosto identitario, senza scadere nel banale o nel facsimile di artisti partenopei come Pino Daniele, Enzo Avitabile, etc…
Ho dato un significato intimo a questa parola, come un mare di distanza che ci separa, ma anche un mare di speranza e di disillusione, di dolore e di vita.
De André diceva che quando perdiamo un amore o anche un amico un po’ moriamo. Beh, a me piace pensare di rinascere dal mare, dopotutto sono figlio di quella cultura napoletana fortemente legata al mondo marino e, quando mi capita di avere un periodo buio, ho bisogno di riscoprire quelle radici per tornare più forte di prima.
Questo EP, in realtà, sarebbe dovuto uscire in primavera (e quale miglior periodo per un disco di rinascita). Purtroppo l’emergenza sanitaria ha bloccato tutto e abbiamo dovuto rimandare i lavori all’estate, ma stavolta ci siamo sul serio.
Non vedo l’ora di mettere questo primo mattone su ciò che ho intenzione di costruire.
Si tratta di un disco autobiografico?
Assolutamente sì. C’è introspezione, c’è il mio percorso, c’è l’analisi delle mie insicurezze, paranoie e paure e poi ci sono soprattutto i miei sentimenti.
Ripercorrendo alcune sensazioni e momenti del passato, buttandoli fuori attraverso la scrittura, riesco a mettere insieme le tessere del puzzle ed allineare le immagini.
Quando sento il bisogno di tirare fuori qualcosa, solo la musica riesce a farmi mettere davvero a nudo e a vestirmi di una luce nuova.
Se ti diciamo che in questo disco quasi non si sente il tuo “passato” rap? C’è ancora da qualche parte quella versione 1.0 di Vespro? Sono cambiati anche i tuoi ascolti nel frattempo?
Certo che sì! Se non avessi mai rappato in vita mia, adesso non avrei tutta questa cura per i flow che prendo. Anche se ora bado molto alle melodie, penso sempre che molti dei miei testi potrebbero essere rappati senza grossi problemi.
I miei ascolti non sono mai cambiati, forse si sono solo ampliati. Ascolto le stesse cose da quando avevo 12 anni, ma allo stesso tempo ricerco tantissimo e in ogni genere.
Ho sempre voluto essere un passo avanti agli altri nello scoprire le robe nuove.
Come racconteresti Kumomi a chi non sa cosa sia?
Kumomi è un collettivo artistico, è una casa per idee, è una famiglia. Quando Francesco (OMAKE) ha fondato questa etichetta discografica, mi ha parlato molto del taglio artistico che voleva dare al suo progetto e fin dall’inizio ci sono
stato dentro appieno.
Credo che sia importante lavorare con uno staff di persone che credono nei progetti, che li curano a livello artistico e con cui si può stabilire anche un bel rapporto personale.
Cosa c’è nel futuro di Vespro?
Tanta, tantissima musica. Non mi voglio fermare, voglio lavorare sodo per mostrarvi quello che ho in testa. Il mio piano è molto più ampio e Mediterraneo è solo il primo passo. Sto già lavorando a quello che verrà dopo.
Trust the process.