In un cosmo musicale fatto di artisti incalliti in una forbice di generi che va tra il rock, il metal e derivati… il progetto the Grandscape rifiuta il topos della “paresi da genere musicale”.
Per questo nuovo appuntamento con #PopUpNext03 sono ospiti presso l’Officina32 , The Grandscape è un progetto “semimetal” composto da Toni Balsamo (batteria), Angelo Bufano (basso), Davide Castelli (chitarra) e Tony Gentile (voce).
I ragazzi hanno apprezzato tantissimo la professionalità dello staff di Pop Up e soprattutto la location, che solitamente si presta come sfondo di shooting fotografici.
The Grandscape è un’evoluzione e rivoluzione generica di un alternative rock del passato che accomunava Tony Balsamo e Angelo Bufano in un altro progetto associabile un po’ alla musica degli Alterbridge.
Il desiderio di avvicinarsi ad un altro tipo di musica da poi vita a The Grandscape che sfiora tante sfumature del metal… alternative, cross, progressive, accostandosi anche alla musica di progetti come Oceansize, Soundgarden, Alice in chains, senza però cadere a piombo in nessun segmento generico.
Abbiamo fatto una chiacchierata con il batterista Tony Balsamo per capire qualcosa in più sul progetto e per avere un racconto della live session.
Perché il progetto prende questo nome così imponente, The Grandscape?
È una fusione di due parole e sta ad indicare due concetti per noi fondamentali
Grandezza, non inteso come superiorità, ma come vastità e spaziosità.
Fuga, che rispecchia il nostro modo di fare musica, fuggendo da ogni tentativo di catalogazione.
Come e quando nasce questo progetto?
Io e Angelo facevamo già parte di un gruppo, i Netherfall (di cui Angelo oggi ne fa ancora parte), ma sentivo la necessità di ricercare qualcosa di diverso.
Vedevo nel panorama musicale tante formazioni che insistevano sullo stesso segmento che seguiva l’hard rock moderno.
Da lì mi sono messo alla ricerca di un chitarrista che fosse più sonico, meno solista… più musica, meno virtuosismi. Poi ho conosciuto Davide Castelli e subito dopo Tony Gentile, Angelo ovviamente mi ha seguito anche in questo progetto, senza abbandonare quello precedente, e dal 2013 circa inizia il nostro lavoro.
Nel 2014 The Grandscape esordisce con un primo singolo e, in seguito ad un’interruzione dovuta al mio trasferimento, siamo ripartiti a tuono dal 2015 con live su live (17 date in meno di un anno).
Dyonisus, il brano che suonate durante la live session, di cosa parla?
Risulta ambiguo e il tema non è direttissimo sicuramente per l’uso costante di metafore, elementi esogeni e mitici.
È stata scritta da Antonio, la nostra voce. Sostanzialmente parla dell’ambivalenza che c’è nel rapporto madre-figlio, tra dolcezza e contrasti.
Questo è il motivo per cui nell’ArtWork presente sui social è raffigurato un uomo nudo in posizione fetale.
Come mai non avete ancora inciso un disco?
In questo ci riteniamo rivoluzionari. Noi abbiamo un approccio diverso al mercato della musica. Far uscire un disco, per il modo attuale di fruire della musica, significherebbe bruciare da subito tutto il lavoro.
Decidiamo strategicamente di centellinare le nostre uscite attraverso i singoli. Il disco dev’essere una raccolta di singoli già usciti e non un modo per far conoscere.
Notavo, in effetti, molte live session sulle vostre piattaforme social. Fa sempre parte della vostra strategia centellinante?
Si, in questo sfruttiamo molto la attention spam, quella finestra di tempo che la gente dedica ai social. Preferiamo farci conoscere come piccoli snippet, per arrivare poi all’ascolto dell’intero brano. È una strategia social.
Io, e come me i ragazzi, faccio parte di quella generazione che quando usciva un nuovo disco che suscitava interesse, non entrava a scuola per andarlo a comprare e passare ore a non fare altro che ascoltare musica.
Mi rendo conto che i tempi ci sono cambiati davanti agli occhi e quindi attraverso queste tecniche differenti è possibile arrivare a più persone, sfruttando la piattaforma social.