Il 24 gennaio è uscito il suo primo singolo “Complanari” che anticiperà l’EP di esordio “Cinquecento”, in uscita in primavera per Discografia Clandestina.
Renico, nome d’arte di Enrico Guerrieri, è un cantautore pugliese classe 1997.
Il suo approccio con la scrittura avviene non appena adolescente quando unisce la passione per le lettere alle sei corde. Il progetto cantautorale prende forma nel 2018, anno in cui sperimenta l’autoproduzione e che lo porta, nell’anno successivo, alla pubblicazione di quattro singoli da indipendente.
Complanari è caratterizzato da un dialogo tra voce e un retroscena chitarristico che rende il ritmo cadenzato e trascinante senza allontanarsi da un’evidente attitudine pop.
Renico definisce il brano “un monologo sulle vie di fuga”, un luogo che ogni persona necessariamente costruisce per sé o per qualcun altro.
Abbiamo fatto quattro chiacchiere con lui per conoscere meglio il suo progetto e i piani per il futuro.
“Complanari” è il titolo del tuo nuovo singolo. Ma cosa vuol dire esattamente per te?
Una via di fuga, un modo, un posto, una persona per sopravvivere alle idee che ci portano fuori strada! Da grande amante delle sensazioni pure, preferisco che ognuno trovi un significato personale alla mia musica e quindi non dirò altro!
Nelle tue sonorità si sentono i cantautori del passato ma anche riferimenti americaneggianti, cosa ascolta Renico per trarre ispirazione?
Non ho un genere specifico di riferimento, paradossalmente ascolto generi molto lontani dal tipo di musica che propongo. Ultimamente ad esempio mi sono avvicinato molto al bedroom pop, ascolto rockabilly e il trip hop ma, ovviamente, vado sempre a pescare qualcosa dal cantautorato nostrano!
C’è una canzone che avresti voluto scrivere tu?
Più di una. Di solito però mi capita di invidiare un passaggio, una strofa o un riff più che tutto il brano! Per citarne una: Inverno di Fabrizio de Andrè.
Gli arrangiamenti ed i missaggi sono stati curati da RafQu (LefrasiincompiutediElena). Che rapporto avete e come è nata la vostra collaborazione?
Ci siamo conosciuti grazie ad una cover. Ci trovammo nel suo studio e, dopo avermi dato una delle sue chitarre, mi disse: “Le cover non mi interessano, fammi ascoltare qualcosa di tuo!” e da lì abbiamo iniziato a lavorare insieme.
Raf credo sia una di quelle menti nate per fare musica, perché va oltre la tecnica e la conoscenza (a volte solo fine a se stessa). Ho grande stima di lui e trovo il suo progetto una delle realtà più interessanti della scena attuale.
Il tuo EP uscirà con Discografia Clandestina, etichetta che vede anche la partecipazione di Carmine Tundo (La Municipal), figura di riferimento nell’ambito musicale salentino. Come vivi questo fermento artistico nel posto in cui sei nato?
Qui si avverte una sorta di voglia di “fare meglio”. L’emarginazione territoriale credo sia un punto di forza, un limite che diventa stimolo per proporre musica di un certo livello. Carmine è l’esempio migliore!
Ti piacerebbe spostarti in città come Milano, Bologna o Roma?
Sinceramente no, preferisco essere di passaggio in quel tipo di realtà! Sono in una fase embrionale, sperimentale e sono in continua evoluzione, quindi voglio evitare un contatto diretto con realtà musicalmente così condizionanti. Preferirei andare all’estero, questo si.
A fine febbraio uscirà un nuovo singolo, puoi darci qualche anticipazione?
Si chiamerà Dove non ci sei. È un brano che ho finito di scrivere qualche anno fa poi, una sera, sono rimasto così colpito dallo sguardo di un ragazzino in un fast food tanto da riscriverne il ritornello. Non ci sarà nessuna età, nessun sesso e nessuna frase fatta.