È uscito sabato 19 novembre 2022 “Sale“, il nuovo singolo di Pezzopane.
Un nuovo capitolo che nasce ancora una volta dalla collaborazione di Pezzopane con Alti Records, etichetta indipendente di L’Aquila, un brano che racconta ciò che resta di una relazione al tramonto, nel momento in cui l’onda della passione si ritira dopo aver esaurito la sua carica travolgente.
Una lucida presa di coscienza di quanto le distanze tra le persone, una volta scoperte, si facciano sempre più incolmabili. Un intimistico canto di solitudine sussurrato nella notte, quando il presente si scopre già passato.
Abbiamo parlato con lui del suo singolo, della scena a Pescara e tanto altro. Ecco com’è andata!
Quale metafora si porta dietro “Sale”, il tuo ultimo singolo?
Sale è ciò che rimane del mare quando l’acqua evapora, esattamente come ciò che rimane delle lacrime dopo un pianto.
L’Aquila sembra un mondo abbastanza periferico per quanto riguarda la musica. Che scena musicale tiene viva la città? E con quali altri progetti o musicisti della zona sei a contatto?
L’Aquila è un mondo del tutto periferico che non ha mai veramente valorizzato le proprie proposte, a parte la musica classica tramite il conservatorio. La pandemia poi ha un po’ spazzato via quanto di buono si stava facendo in città, soprattutto a livello di scena indipendente, di concerti. E ce n’è di roba interessante. Ora si sta riprendendo tutto troppo lentamente. Personalmente ho ottimi rapporti con tutti e mi piace ritrovarmi a fare serata con altri artisti locali come Amelia, Le Lingue, L’Ode, Noce Moscardi, Blowy, i Sirente, Bussola Rotta, Thousand Years Between. Gente che non molla mai e con cui condivido il palco sempre molto volentieri.
Conosciamo il Pinewood. Ci sono altri eventi o luoghi imperdibili?
Da un paio di anni si tiene a L’Aquila un bel festival chiamato Il pop è una cosa seria che unisce nomi già conosciuti ad artisti meno famosi, che poi era l’idea iniziale del Pinewood. L’ultima settimana di agosto invece c’è la Perdonanza, un evento cittadino a tema prevalentemente religioso che fortunatamente è diventato anche una bella kermesse di concerti “laici” all’aperto.
Sei ancora nello stesso monolocale? E che cosa a che fare lo spazio che ti circonda con la malinconia e solitudine di cui parli?
Mi sono trasferito in un appartamento! Io nel monolocale ci sarei rimasto ma una serie di eventi fortunati mi hanno portato ad espandermi.
Lo spirito però rimane sempre quello, quando prendo la chitarra mi sento sempre come fossi da solo tra le quattro mura di una stanza sospesa nel tempo. La malinconia per me è il suono del silenzio.
Ci racconti anche l’idea che ha fatto nascere la copertina per questo pezzo?
L’idea è esattamente quella della risposta alla prima domanda.