“Cicale” è il penultimo singolo di Leanò. Un nuovo capitolo per la cantautrice di Milano che, dopo il precedente singolo “Tremo” ci porta ancora una volta nel suo mondo fatto di sentimenti urbani e atmosfere subacquee.
Cicale di Leanò è un brano dedicato ad una generazione in bilico, quella degli stage non retribuiti, degli affitti troppo alti, del “forse vado all’estero” e di tutta una serie di imperativi non applicabili imposti dalla società di oggi e da chi ha una percezione distorta delle reali possibilità e bisogni dei giovani.
Da poco è poi uscito Reale, che la cantautrice milanese/cilentana ha scritto in un momento di forte bisogno di riconnessione con la parte più spensierata, quella dei treni presi all’ultimo e delle feste in montagna.
Ecco cosa ci ha raccontato Leanò, della quale a suo tempo avevamo raccontato qui!
Milano e Cilento possono andare d’accordo, e come?
Credo che riescano ad andare d’accordo come tutte le varietà e le sfaccettature che tessono la nostra personalità e che ci rendono esseri complessi, da approfondire.
Milano e il Cilento, quindi, sembrerebbero delle realtà opposte tra loro, ma in questa opposizione possono esserci delle sfumature che si confondono le une nelle altre.
Inoltre, ogni influenza che ci caratterizza riesce ad emergere nella sua unicità in quello che facciamo, sia nella musica che nella vita di tutti i giorni.
Da dove deriva questo parziale cambio di sonorità che dal 2020, anno in cui hai pubblicato il tuo disco d’esordio, ti ha portato verso sonorità più urban? Sono cambiati anche i tuoi ascolti nel frattempo?
Sì, è cambiato molto quello che ascolto. Il 2020 è stato un anno di grande ricerca e la collaborazione con Vincenzo de Fraia è stata fondamentale per sviluppare al meglio il nuovo sound. È stato bello abbandonarsi a nuovi modi di fare musica, a giocare con i suoni.
Quanto lo studio della chitarra classica ha saputo influenzarti nel tuo approccio alla composizione? Continui a studiare musica?
Nelle armonie mi influenzano molto i brani di chitarra classica contemporanea che ho studiato al liceo.
Da quegli anni mi porto dietro anche la voglia di sperimentare, senza sentire il bisogno di definire tecnicamente quello che faccio.
Ora sto studiando composizione in Civica e mi sta dando molto, anche se mi sento più libera di cercare nuove sonorità a partire dalla chitarra.
Leggiamo che la tua musica si ispira a un legame tra natura e corpo. Hai voglia di approfondire questo aspetto? Che cosa significa?
Scrivere per me è come una meditazione, un momento in cui ci si ferma per ascoltarsi e ascoltare sia i propri movimenti interni che gli stimoli dall’esterno.
Per riuscire meglio a fare questa cosa, a me aiuta il contatto con la natura.
Credo che si possa imparare tanto da quello che ci circonda e che spesso ignoriamo dandolo per scontato.
E a questa generazione in bilico, di cui parli nel tuo “Cicale”, cosa vogliamo dire?
Ognuno ha il suo modo per affrontare il mondo in cui viviamo e i limiti che spesso la società può imporre. Il mio è stato quello di ritagliarmi il mio posto nel mondo, di definirne i contorni da sola e insieme ai compagnə.