“Eco” è il nuovo singolo del pianista e compositore Giulio Fagiolini, in distribuzione Believe Digital.
Note cristalline, profonde e riverberate, risuonano in questa nuova composizione che Giulio Fagiolini descrive così:
I ricordi di un amore ormai perduto tornano a galla dopo molto tempo e non resta altro che l’eco delle ultime parole. Un brano immersivo che trasporta come acqua che scorre, fluida e limpida.
Abbiamo deciso di parlarne direttamente con lui.
In che modo “Eco” rappresenta un cambiamento, una svolta, per il tuo percorso musicale?
Eco non rappresenta un cambiamento nel mio percorso musicale, ma ho voluto pubblicare un brano che non avesse sovrastrutture, anche da un punto di vista sonoro ed evocativo. Lo stesso vale per la strumentazione utilizzata: infatti è l’unico brano che ho prodotto negli ultimi due anni a suonare in piano solo, quindi sicuramente, più che una svolta, rappresenta un modo preciso di comunicare alle persone. Less is more.
Quali effetti applichi in post produzione quando suoni il pianoforte? Come si evolve un brano dopo la registrazione?
Non seguo regole precise, la strumentazione può variare di lavoro in lavoro, ma cerco sempre di amalgamare sperimentando, per avvicinarmi sempre più ad una mia sonorità, che mi appartenga e mi contraddistingua.
Mi piace pensare che sia la creatività, anche in fase di post produzione, a fare la differenza.
Dopo la registrazione, spesso cerco di trovare i livelli giusti tra i suoni e di far suonare, appunto, il tutto per come me lo ero immaginato in pre-produzione. È un processo creativo anche quello tecnico in un certo senso.
Ti si può definire un minimalista musicale?
Da un po’ di tempo a questa parte ho incominciato a semplificare molte cose che appartengono anche alla sfera della mia vita personale, professionale e sociale.
Come dicevo sopra, “less is more” è per me anche un modo di concepire le cose, e di conseguenza una filosofia che cerco di applicare anche nella musica.
Ci sono molti musicisti e compositori che mi hanno aperto gli occhi, uno tra tutti è Olafur Arnalds, mentre, andando indietro nel tempo, durante i miei studi ho avuto l’opportunità di approfondire le atmosfere magiche e minimali di Erik Satie.
Cosa ti manca del suonare con altre persone?
Da quando è cominciata la pandemia per fortuna sono riuscito a restare in contatto diretto con molti musicisti.
Spesso ci siamo trovati anche solo per stare/suonare insieme, creare, scrivere, trovare lo spunto. Credo che proprio da qui si debba ri- partire.
E poi, anche se Giulio Fagiolini è un progetto che parte da me, in fase di scrittura, registrazione e produzione, mi piace l’idea di condividere il palco e lo studio con altri musicisti.
Nell’ultimo periodo hanno contribuito live ed in studio molte persone Lorenzo Saini (synth e contrabbasso), Giampiero Silvi (violino) e Alberto Baroni, in arte Fogg (sassofono), Emma Nolde (voce), Filippo Cosci (chitarra)
Come sta andando questo 2022 finora?
Questo 2022 sta procedendo bene, sono alle prese con nuove idee da sviluppare e nuove ispirazioni. Stanno nascendo dei nuovi brani, diversi, ed anche io mi sento diverso.