Un progetto assurdo, complicato e inclassificabile con radici a Milano, ma che in realtà viene da molto più giù, come dimostra anche il titolo del loro nuovo album Sciarra Chitarra Musica Battaglia, in uscita il 28 febbraio.
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Franco e la Repubblica dei Mostri: un nuovo importante capitolo che si muove tra il cantautorato e il post rock. Ecco cosa ci hanno raccontato!
Quattro anni fa esordivate con un album e un nome di un progetto piuttosto bizzarro, considerando anche il fatto che nessuno si chiama Franco, o sbaglio?
Giusto, anche se… io ho uno zio che si chiama Franco 😉
Quando inserirete davvero un componente della band che si chiama Franco?
Ci stiamo pensando seriamente.
Cos’è cambiato, musicalmente parlando, rispetto al disco precedente?
Adesso siamo in quattro, non ci sono più i fiati ma abbiamo inserito il pianoforte, in questi anni abbiamo lavorato tanto sulla definizione di un nostro sound e con questo disco, grazie anche alla produzione artistica di Giuliano Dottori che ha saputo ben valorizzare le nostre personalità, ci sentiamo tutti rappresentati al meglio.
Domanda complicata. È possibile che il genere di una band possa non rispecchiare i gusti dei singoli componenti ma sia qualcosa che nasce in modo “collettivo”?
Assolutamente! I diversi gusti musicali dei singoli elementi contribuiscono a rendere unico il sound della Band, noi siamo convinti che le differenze debbano unirsi e fondersi in una sorta di sinfonia.
Suonando insieme è come se nascesse un “quinto elemento”, noi l’abbiamo chiamato “Franco”.
Ascoltandovi mi sembra il vostro caso!
Grazie! 😉
Come nasce un brano di Franco e la Repubblica dei Mostri?
Generalmente parte da una canzone scritta solo voce e chitarra da Adriano.
Poi la si lavora tutti insieme apportando sfumature, sensazioni e la nostra sensibilità artistica, ponendo l’accento sempre sulla canzone che deve arricchirsi ma non snaturarsi.
di Smoking Area