A luglio è uscito il nuovo singolo di Florilegio, il progetto solista di Matteo
Polonara, dal titolo “Gonna”.
Originario di Ancona ma di stanza a Bologna, Florilegio è un nuovo esempio del più fine cantautorato psichedelico che vi farà innamorare sin dal
primo ascolto.
Florilegio si è imposto nella scena con un singolo estivo per chi odia l’estate, il caldo, il sudore, il sole, le spiagge affollate, il mare sporco. Un rimedio
musicale per il mal di vivere estivo.
Ecco cosa ci ha raccontato!
Cosa ha portato di buono il periodo del lockdown?
Riflessione, studio, approfondimento, ricerca personale su me stesso
principalmente, ma anche su tutte quelle cose che stavo accantonando perché non avevo abbastanza tempo da dedicargli.
Mi verrebbe da dire che per me è stato un bel momento ed anche piuttosto importante.
E perché secondo te abbiamo bisogno di singoli estivi, nonostante tutto?
Credo che per la maggior parte delle persone, l’estate sia il periodo che
preferiscono durante l’anno. Il periodo in cui ci si rilassa, in cui si va in ferie, si
viaggia, si va in vacanza o semplicemente non si fa niente e si sta tranquilli.
I singoli estivi servono, io credo, ad accompagnare questo periodo spensierato e per molti rilassato e di festa prima dell’inverno.
Mi dissocio un po’ da questo discorso personalmente, l’estate è il periodo che odio di più di tutto l’anno e i singoli estivi mi danno noia.
Definisco infatti sia Gonna che il mio singolo precedente Tende due singoli anti-estivi, della serie può sembrare ma non lo è.
Di cosa parla Gonna e in che modo ti rappresenta?
Gonna è un insieme di suggestioni di un luglio lontano in cui non mi sentivo per
niente bene. È una canzone che ho scritto nel 2017, in un periodo in cui non
riuscivo a trovare il mio posto nel mondo, la mia espiazione.
Mi sentivo imbottigliato in un barattolo senza data di scadenza. Mi sentivo un pesce che ha visto, scoperto e assaggiato l’immensità dell’oceano, ma catturato e costretto a vivere in un acquario in cui si sente stretto ed in cui non si sente a casa.
La ricerca costante di un mio posto, dove poter stare tranquillo, dove sentirmi bene, a casa, in cui potermi liberare di tutto, in cui spogliarmi, in cui gridare tutto quello che ho dentro, caratterizza un po’ questa canzone allucinata, che possiamo veramente definire un atipico singolo estivo.
La confusione, l’incertezza sul futuro, le strade piene di buche e bivi da scegliere tipiche dei vent’anni. Questo è un po’ il cuore di questo brano particolare, denso di parole, di riferimenti letterari, e di immagini stralunate e un po’ magiche.
È possibile per te scrivere di qualcosa che non si conosce?
Certamente. Credo sia possibile scrivere di qualsiasi cosa fondamentalmente se hai talento, fantasia e esigenza di esprimere un determinato concetto o sentimento.
Non ci sono limiti alla scrittura, se non i limiti che ci si auto-pone o quelli dettati dalle proprie capacità.
Certamente scrivere o parlare di qualcosa che non si conosce in alcuni casi potrebbe essere un azzardo perché si può cadere facilmente in banalità
o luoghi comuni o rischiare di trattare un tema in maniera scorretta, poi ovviamente dipende dal tema in questione.
Per quanto riguarda la mia produzione, le mie canzoni sono estremamente personali e autobiografiche, questo perché scrivere e suonare per me è una terapia contro il mio essere alieno sociale e contro la mia misantropia.
Le mie canzoni sono oneste e sincere e soprattutto parlano di me, delle mie storie, di quello che vedo e sento.
Personalmente non mi piace parlare di ciò che non conosco a prescindere dallo scrivere, non amo gli artifici.
Cosa c’è nel futuro di Florilegio?
Sicuramente tanta altra musica. Questa estate ho ricominciato, dopo circa un anno di stop, a suonare dal vivo.
I concerti mi mancavano tantissimo, per cui mi auguro che ce ne siano tanti nel mio futuro più prossimo, ne sento davvero il bisogno.
Presto svelerò la mia prossima carta.