Canzoni Part Time contiene cinque canzoni e racconta storie di rivalsa sociale, sfoghi personali e panorami onirici ed erotici.
Si tratta dell’EP di esordio di Filippo D’Erasmo, che abbiamo intervistato!
Chi è Filippo D’Erasmo quando non scrive canzoni?
Filippo è un ragazzo che pensa molto, forse troppo, tanto che ogni tanto si perde nei suoi voli pindarici. È uno che si permette il lusso di farsi emozionare dalle cose e dalla vita e che mantiene vivo il bambino interiore che ospita dentro.
È difficile oggi immaginare l’attività musicale di un’artista senza i social, gli ascolti su Spotify, le views su Youtube. Com’è il tuo rapporto con questa dimensione della musica?
Sono una persona molto curiosa, di conseguenza quando spunta qualcosa di nuovo, quando emergono nuovi meccanismi, cerco di informarmi, di capire come funzionano. Detto ciò, i social, così come tutte queste piattaforme, sono uno strumento utile per far conoscere la propria musica, ma non devono mai diventare il fine. Quello deve indubbiamente rimanere la musica, che va riportata sempre al centro. Se mi accorgo che per qualche momento la cosa social o ansia da numeri prende il sopravvento, semplicemente stacco da tutto per un po’: questa falsa teoria della prestazione sempre e comunque sinceramente non mi interessa.
Norimberga è il brano dell’EP che conta maggiori ascolti, che storia racconti in questo brano?
Sì, Norimberga è il mio ultimo singolo, il primo per il quale abbiamo pensato ad una vera e propria strategia promozionale, con i ragazzi del mio team, affinché potesse arrivare meglio alle persone.
La scrittura di questo brano è molto personale, spiegare esattamente di cosa parla equivarrebbe in qualche modo a banalizzarlo, e non penso ne valga la pena. Parla della presa di consapevolezza di un momento di crisi, del riconoscere i propri demoni e del cogliere un barlume di luce e di speranza in fondo al tunnel.
“Pure il gatto ha carenze d’affetto quando non ci sei” canti in Monica sulla spiaggia di Follonica, una ballad romantica. Qual è il segreto per scrivere d’amore senza risultare banali?
Per me è ispirarsi alla vita, al reale: raccontare cose tanto più personali, le rende quanto più universali, e soprattutto sincere… Altrimenti si rischia di cadere nei soliti cliché. E poi non auto-censurarsi, raccogliere le intuizioni che arrivano senza giudicarle troppo, sennò si rischia di boicottare le idee migliori.
Stai scrivendo altre canzoni in questo periodo? Qual è il momento della giornata in cui ti senti più produttivo?
Allora, in questo periodo in particolare non sto scrivendo moltissimo, però sto lavorando parecchio agli arrangiamenti di pezzi che avevo scritto prima del “periodo covid”. Sto evitando di scrivere troppo in questo periodo, perché non voglio fossilizzarmi creativamente su questa situazione. Non che non ne voglia accennare nelle mie canzoni, ma vorrei farlo in modo tangenziale, evitando di scrivere cose banali o troppo didascaliche.
Scrivo sinceramente quando capita… Non sono uno di quegli artisti che scrivono per forza di notte: al mattino tendo ad alzarmi abbastanza presto, quando posso cerco di essere produttivo, poi la sera è un altro buon momento per scrivere, ho una buona finestra di tempo di scrittura dopocena, ma ad una certa ammetto che mi viene sonno.
Qual è il consiglio che ti senti di dare a chi come te vuole intraprendere questo percorso?
Di fare musica per spinta di una necessità interiore e di farlo in modo coerente con se stessi, senza scopiazzare volutamente qualcun altro e senza rincorrere il miraggio del successo. Il successo reale è fare la musica in cui si crede, cercando di mettersi in gioco e di migliorarsi sempre, con curiosità, creatività e coraggio.
Concludiamo con un motto, quello che ti ripeti ogni giorno quando ti alzi dal letto…
Al mattino non sono esattamente uno da frasi potenzianti di training autogeno. Ringrazio l’Universo e penso ad una buona colazione! Grazie 🙂