“E allora” è il titolo del singolo d’esordio di Eugenia Martino. Un esordio in grande stile, che vanta la produzione esecutiva del grande Mogol, per un’artista romana che si definisce prima di tutto “un’autrice che ogni tanto si diverte a cantare”.
E allora è un pezzo che ti parla dritto all’anima e racconta la crescita personale di una giovane Eugenia Martino, che nel corso degli anni impara ad essere orgogliosa della propria unicità ed a ignorare i pregiudizi di coloro che la vorrebbero vedere uniformata alla massa.
Ciao Eugenia. Prima domanda per rompere il ghiaccio: chi è Eugenia Martino?
Un’autrice che ogni tanto si diverte a cantare 🙂
Parliamo un po’ del tuo background musicale: come ti sei avvicinata alla musica e quali sono le tue principali influenze? Hai frequentato qualche scuola di musica o sei autodidatta?
Sono cresciuta con i grandi cantautori come De Andrè e Bob Dylan, poi in adolescenza ero una fan dell’hard rock, dei Guns n’ Roses, dei Led Zeppelin e di David Bowie e tutta la corrente rock ’70-’80 fino a scoprire l’hip hop italiano da cui sono diventata dipendente.
Ho studiato con qualche insegnante chitarra e pianoforte, ma poi ho continuato da autodidatta.
Come è nato “E allora”? Qual è stato il processo creativo che ha portato alla creazione di questo tuo pezzo autobiografico?
È nato durante il mio primo corso autori al Cet, ero in camera col pianoforte ed è venuta fuori da sé, dopo che avevo capito di dover lasciar uscire i traumi del passato a cominciare dalla mia infanzia così così.
Se oggi, da donna adulta, potessi lasciare un messaggio alla bambina e alla ragazza che sei stata, che cosa le diresti?
Che fa bene ad ignorare i pregiudizi, che tutti quelli che ora la evitano saranno gli stessi che poi la cercheranno, le direi di non guardare intorno e di continuare a correre, che il pallone è un amico leale che rimane per tutta la vita.
“E allora” è il singolo che anticipa l’uscita del tuo primo album, che vanta la produzione esecutiva di Mogol, un Maestro immenso per la musica italiana. Come ti senti ad essere affiancata ad un nome così importante?
Rimanendo in tema direi che stato il più bel goal della mia vita. Mogol è un artista indefinibile, eclettico, previdente nel senso che vede prima quello che succede intorno, le parole gli arrivano insieme ai sensi.
È stato per me un faro in questi ultimi anni, un uomo leale che mi ha detto e insegnato sempre la verità, uno con cui non ho dovuto fingere di essere all’altezza perché per la prima volta agli occhi di qualcuno andavo bene così com’ero.
Che cosa ne pensi dell’attuale scena musicale italiana? Ci sono degli artisti che segui con interesse?
Mi piace la scena italiana. Mi piace la trap fatta bene e mi piacciono moltissimo Marracash, Gazelle, Fulminacci, quelli che dicono le cose senza metterci troppe belle parole.
Qual è il ricordo più bello che hai di un tuo live?
Quando ho aperto a Massimo Di Cataldo, l’estate del 2018, non c’era nessuno sotto il palco a nessuno frega niente di chi apre. Ho iniziato a cantare E allora e man mano la gente si è avvicinata e alla fine della canzone erano tantissimi.
Buoni propositi per l’anno nuovo?
Essere felice, imparare ancora.